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(873-874) pensieri 233

cie, vale a dire una società accidentale e nata e formata dalla passeggera identità d’interessi e sciolta col mancare di questa; ovvero durevole, ma lassa o vogliamo dir larga e poco ristretta, cioè di tal natura che, giovando agli interessi di ciascuno individuo in quello che hanno tutti di comune, non pregiudichi agli interessi o inclinazioni particolari in quello che si oppongono ai generali. Cosa che accade nelle società dei bruti e non può mai accadere in una società cosí unita, ristretta, precisa e determinata da tutte le parti, come è quella degli uomini.

È cosa notabilissima che la società tanto piú per una parte si è allargata, quanto piú si è ristretta, dico fra gli uomini. E quanto piú si è ristretta, tanto piú è mancato  (874) il suo scopo, cioè il ben comune e il suo mezzo, cioè la cospirazione di ciascuno individuo al detto fine. Conseguenza naturale, ma niente osservata, del corollario precedente e della proposizione da cui questo deriva. Osservate.

Ridotto l’uomo dallo stato solitario a quello di società, le prime società furono larghissime. Poco ristrette fra gl’individui di ciascuna società e scarse nella rispettiva estensione e numero; niente o pochissimo ristrette fra le diverse società. Ma in questo modo il ben comune di ciascuna società era effettivamente cercato dagl’individui, perché da un lato non pregiudicava, dall’altro favoriva, anzi spesso costituiva il ben proprio. E il ben comune risultava effettivamente da dette società, simili piú o meno alle naturali e conforme alle considerazioni fatte nel precedente corollario. Le società si sono ristrette di mano in mano che veniamo giú discendendo dai tempi naturali, e ristrette per due capi: 1°, tra gl’individui di una stessa società; 2°, tra le diverse società. Oggi questa ristrettezza è al colmo in tutti due questi capi. Ciascuna società è cosí vincolata: 1°, dall’obbedienza che deve per tutti i versi, in tutte le minuzie, con ogni mate-