Pagina:Zibaldone di pensieri II.djvu/325

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312 pensieri (978-979-980)



*    Alla pag. 975. Una lingua timidissima non è buono né perfetto strumento a gustare una lingua coraggiosa ed ardita, a gustare gli ardimenti e il coraggio; né una lingua tutta regola e matematica ed esattezza e ragione, a gustare una lingua naturalmente e felicemente irregolare (come sono tutte le antiche, orientali come occidentali), una lingua regolata dalla immaginazione ec.; né una lingua che non ha, si può dire, nessuna proprietà quanto ai modi ec. (οὑδέν τι ἴδιον) a gustare le proprietà  (979) delle altre lingue (24 aprile 1821).


*    Passa rapidamente sulla ricerca del linguaggio de’ primi abitatori dell’Italia e sembra persuaso che la lingua di quelle genti, siccome pure la greca e la latina, derivassero dall’indiana, giacché i popoli indiani dalle spiagge dell’Oriente passarono in turme alle occidentali, e posero sede nella Grecia ed in Italia. Formata, ossia ridotta ad eleganza la lingua latina (cioè quella derivata, secondo il Ciampi, dall’indiana), non perciò perirono l’etrusca, l’osca, la volsca, la latina antica piú rozza; ma benché queste non formassero la lingua della capitale e del governo, continuarono forse a parlarsi dal volgo in quella maniera medesima che il volgo delle diverse provincie d’Italia è tuttora tenace dei propri dialetti. Infatti alcune voci toscane sono ancora probabilmente di origine etrusca. Biblioteca Italiana tomo VII, pag. 215, rendendo conto dell’opera del Ciampi intitolata: De usu linguae italicae saltem a saeculo quinto R. S. Acroasis. Accedit etc., Pisis, Prosperi 1817 (24 aprile 1821).


*    Trae perfino un argomento a suo favore dalla lingua valacca, la quale derivata dai soldati romani che vi si lasciarono stazionarii da Traiano conviene in molte parole ed in molte frasi colla italiana e ne  (980) mette fuor di dubbio la rimota antichità. Biblio-