Pagina:Zibaldone di pensieri III.djvu/125

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(1358-1359) pensieri 111

sofi chiamano questo stato, stato di perfezione, i letterati, stato di corruzione.

Nessuno ha torto. Quelli che hanno a cuore la bellezza di una lingua hanno ragione di essere malcontenti del suo stato moderno, e saviamente la richiamano a’ suoi principii, voglio dire al tempo della sua formazione, e non piú là, che questo pazzamente si pretende; e volendo rigenerare la lingua, anche quanto alla bellezza, si fa l’opposto, perché si caccia da un estremo ad un altro, e negli estremi la bellezza non può stare, bensí nel mezzo, e in quel punto in cui ella è formata e perfezionata. Quelli a’ quali preme che la lingua serva agl’incrementi della ragione, raccomandano la precisione, promuovono la ricchezza de’ termini, fuggono e scartano le voci e frasi ec. che sono belle ed eleganti con danno della sicurezza  (1359) e chiarezza e facilità ec. della espressione, ed odiano l’antica forma, insufficiente e dannosa allo stabilimento e comunicazione delle profonde e sottili verità.

Come dunque faremo? L’andamento delle cose umane è questo; questo l’andamento delle lingue. La perfezione filosofica di una lingua può sempre crescere; la perfezione letterata, dopo il punto che ho detto, non può crescere (eccetto ne’ particolari), anzi non può se non guastarsi e perdersi. Tutti due hanno ragione, e grandissima. Converrebbe accordarli insieme. La cosa è difficile, ma non impossibile. Una lingua, massime come la nostra (non cosí la francese), può conservare o ripigliare le antiche qualità ed assumere le moderne. Se gli scrittori saranno savi ed avranno vero giudizio, il mezzo di concordia è questo.

Dividersi perpetuamente i letterati e i poeti da’ filosofi. L’odierna filosofia, che riduce la metafisica, la morale ec. a forma e condizione quasi matematica, non è piú compatibile con la letteratura e la poesia, com’era compatibile quella de’ tempi ne’ quali fu