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138 | pensieri | (1400-1401) |
leggere gli scritti assai forestieri per noi, come degli orientali, di Ossian ec. o de’ loro imitatori nostrali. Cosí in cento generi di cose (28 luglio 1821).
* Il pentimento il quale in altri pensieri ho detto che aggrava il male quasi della metà, quando non possiamo dissimularci che ci è avvenuto per nostra colpa, aggrava pure nella stessa proporzione il dispiacere della perdita o mancanza di un bene, anzi molte volte cagiona del tutto esso solo questo dispiacere, che non proveremmo in verun modo, se mancassimo di quel bene senza nostra colpa, se non avessimo avuta occasione di acquistarlo ec. Il qual sentimento umano che si fa sentire o prevedere nella stessa occasione e ci spinge anzi sforza a profittarne, quasi anche contro nostra voglia, ho cercato di esprimerlo nella Telesilla. Molte volte un’occasione perduta, ancorché senza nostra colpa, ci addolora sommamente della mancanza di un bene che per l’addietro nulla ci pesava. Ed allora la nostra consolazione e l’ordinaria operazione della nostra mente è cercare di persuaderci che noi non abbiamo veruna colpa nella perdita di quella occasione e che essa non poteva servirci e doveva necessariamente esserci inutile (1401) e quasi non fosse stata ec (28 luglio 1821).
* Mi dicono che io da fanciullino di tre o quattro anni stava sempre dietro a questa o quella persona perché mi raccontasse delle favole. E mi ricordo ancor io che in poco maggior età era innamorato dei racconti e del maraviglioso che si percepisce coll’udito o colla lettura (giacché seppi leggere ed amai di leggere assai presto). Questi, secondo me, sono indizi notabili d’ingegno non ordinario e prematuro. Il bambino quando nasce non è disposto ad altri piaceri che di succhiare il latte, dormire e simili. A poco a poco, mediante la sola assuefazione, si rende capace