Pagina:Zibaldone di pensieri III.djvu/260

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246 pensieri (1581-1582-1583)

e teme il meno che sia possibile. Questo stato è per se stesso un piacere.

Il languore del corpo alle volte è tale, che senza dargli affanno e fastidio, affievolando le facoltà dell’animo, affievola ogni cura e ogni desiderio. L’uomo prova allora un piacere effettivo, massime se viene da uno stato affannoso ec.; e lo prova senz’alcun’altra cagione esterna, ma per quella semplice dimenticanza de’ mali e trascuranza de’ beni, desiderii e speranze, e per quella specie d’insensibilità cagionatagli da quel languore (28 agosto 1821).


*    La letteratura italiana fu per alcun tempo universale in modo che per cagione di essa si studiava e sapeva la nostra lingua nelle altre nazioni civili, anche dalle donne, come oggi il  (1582) francese. E nondimeno la lingua italiana ha bensí lasciato alle altre parecchie voci spettanti alla nomenclatura di quelle scienze o arti che l’Italia ha comunicato agli stranieri, ma poche o quasi nessuna appartenente alla letteratura. Questo accade perché la lingua italiana non è stata mai universale se non a causa della letteratura, e in quanto letterata. Ed è una nuova prova che la letteratura è debolissima fonte di universalità. Le altre lingue letterate, state universali non per questa sola ma per altre cagioni insieme, hanno introdotto e introducono, hanno perpetuato ec. nelle altre lingue non poche voci e modi spettanti alla letteratura. Forse anche il detto effetto deriva dal poco tempo che durò l’influenza della letteratura italiana, dalla poca coltura delle nazioni che la risentirono, dal poco stretto commercio delle nazioni in que’ tempi, dallo scarso numero de’ letterati che v’avevano allora tra’ forestieri, e quindi di coloro che coltivarono la nostra lingua ec., sebbene ho detto ch’ell’era coltivata anche dalle donne, e ciò fino al tempo di Luigi XIV. I costumi sono la principal  (1583) fonte della univer-