Pagina:Zibaldone di pensieri III.djvu/311

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(1663-1664-1665) pensieri 297

musica l’effetto dell’armonia, da quelli del suono che non hanno a fare col bello, come non vi ha che fare il colore per se stesso, non trattandosi di convenienza. Ho detto che quello che ha di singolare l’effetto della musica sull’animo, appartiene in massima  (1664) parte al puro suono. Infatti, qual differenza fra l’effetto di un suono, di uno strumento dolce, penetrante ec. ed un altro ruvido, non penetrante ec. Analizzate bene l’effetto della musica sul vostro cuore, e vedrete che l’effetto suo singolare deriva precisamente dalla natura del suono e varia secondo le di lui differenze. L’armonia, la melodia la piú melodiosa o armonica, eseguita su d’uno strumento vile ec., in suoni rozzi ec., non vi tocca non vi muove non v’innalza punto. Ho conosciuto una persona che passava e si teneva essa stessa per inarmonica, non essendo né commossa né dilettata da quasi veruna musica. Frattanto egli notava che una stessa armonia eseguita in certi tali strumenti lo toccava vivamente, in altri niente affatto. Egli amava molto e provava tutti gli effetti della musica quando udiva suoni forti, di gran voce, strumenti arditi, orchestre numerose e strepitose. Quest’era dunque una particolare disposizione de’ suoi organi, inclinati a que’ tali suoni che lo dilettavano: ovvero una rozzezza o poca delicatezza, bisognosa di suoni forti per essere scossa. Questo diletto era dunque  (1665) nella sostanza dipendente dal suono, e indipendente dall’accordo, dall’armonia, e quindi dal bello. Il suono dà piacere all’uomo, perché la natura gli ha dato o ha dato a noi (e ad altri animali) questa proprietà. Cosí i cibi dolci, i colori vivi ec. Tutto ciò non appartiene al bello, non essendo convenienza. Vedi p. 1721. capoverso 2.

Una notabile sorgente di piacere nella musica è pur l’espressione, la significazione, l’imitazione. Questo neppure spetta al bello, come ho detto in proposito della fisonomia umana. Or questo è di tanto rilievo,