Pagina:Zibaldone di pensieri IV.djvu/110

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98 pensieri (2190-2191-2192)

sulla fine, 1117);il che dimostra una precisa, voluta e non accidentale differenza tra il valor proprio de’ verbi in itare e di quelli in semplice are. E in che consista tal differenza di valor proprio, questo è ciò che, essendo stato finora inosservato, ho notato io, facendo conoscere i verbi in are ec. per propriamente continuativi, non frequentativi né diminutivi, e i verbi in itare per frequentativi o diminutivi non continuativi. E in ciò è riposta la mia scoperta. Siccome poi il significato continuativo è di natura piú sottile che il frequentativo, perciò accadde che quei verbi de’ quali era proprio il primo significato fossero, coll’andar del  (2191) tempo, facilmente tirati al senso frequentativo e altri loro non propri, siccome essendo essi di proprietà sfuggevole e facilmente disconoscibile, e confondibile; ma viceversa i verbi propriamente frequentativi o diminutivi, essendo di proprietà e significato meno sfuggevole e metafisico e sottile, e che dava meglio negli occhi, facilmente lo conservassero e non venissero tirati ad altro senso, neppure al continuativo, sebbene per se minutissimo e confondibilissimo.

E qui bisogna notare che, negando io che i verbi in itare si trovino usati in alcun senso continuativo, intendo di escludere quelli la cui formazione coincide con quella de’ continuativi, come habitare, domitare ec., i quali bene spesso si trovano in senso decisamente continuativo ed in essi massimamente e piú che in qualunque altro verbo si trova confuso il senso continuativo col frequentativo e dimininutivo. Il che grandemente conferma il mio discorso, perché,  (2192) vedendo che gli altri verbi in itare non hanno mai senso continuativo, e questi sí, perciocché coincidono colla forma ch’io dico continuativa, si conclude che dunque questa forma è veramente continuativa. E vedendo che il senso continuativo e il frequentativo o diminutivo si confonde in questi verbi piú che in ogni altro, per