Pagina:Zibaldone di pensieri IV.djvu/246

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234 pensieri (2427-2428-2429)

parlando, non ha proprietà, vale a dir che non ha qualità sua propria, ma tutte le ha comuni con tutte le lingue e colla ragione universale della favella. Il che quanto noccia alla originalità, anzi l’escluda, e quanto per conseguenza favorisca la mediocrità, anzi la richieda e la sforzi, resta chiaro per se stesso (Bossuet, scrittore non mediocre, ebbe bisogno di domare, come gli stessi francesi dicono, la sua lingua; e, come dico io, fu domato e forzato alla mediocrità dello stile dalla sua lingua. E cosí lo sono tutti quegli scrittori francesi  (2428) che hanno sortito un ingegno naturalmente superiore al mediocre. Né piú né meno di quello che la società e lo spirito della nazion francese sforzi alla mediocrità in ogni genere di cose gli uomini i piú elevati della nazione e gli spiriti piú superiori all’ordinario. Essendo la mediocrità non solo un pregio, ma una legge in quella nazione, dove il supremo dovere dell’uomo civile è quello d’esser come gli altri).

Dalle dette considerazioni segue che la lingua francese, non avendo nessuna o quasi nessuna proprietà, e quindi ripugnando alla vera e decisa originalità dello stile (ben diversa da quelle minime differenze dell’ordinario, che i francesi esaltano come somme originalità), non può aver lingua poetica; e cosí è nel fatto.


     Segue ancora, che, non avendo niente di proprio, ma tutto comune a tutte le lingue e tutto proprio del discorso umano in quanto discorso umano, dev’essere accomodata sopra tutte alla universalità: e cosí è realmente (7 maggio 1822). (2429)


*   A voler esser lodato o stimato dagli altri bisogna per necessità intuonar sempre altamente e precisamente alle orecchie loro: io vaglio piú assai di voi: acciocché gli altri dicano: colui vale alquanto piú di noi o quanto noi. La fama di ciascheduno in