Pagina:Zibaldone di pensieri IV.djvu/281

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(2485-2486-2487) pensieri 269

mostrando di non avvedersene, gli altri lo debbano maggiormente disprezzare e deridere e non compatire, s’inganna a partito, che anzi questo è il modo sicuro d’esserne disprezzato e deriso. L’uomo non lascia per qualunque cagione di profittare del vantaggio ch’egli ha sopra gli altri  (2486) uomini o sopra un tal uomo, se questi non fa grandissima forza, perché gli altri, quanto è possibile, non s’accorgano o ricordino del suo svantaggio o non se ne possano profittare. E perciò dev’egli operare e portarsi sempre come se quello svantaggio non esistesse o come s’egli non se n’avvedesse, e mostrare affatto di non sentirlo; e procurare anche di far quelle cose che piú si disdicono ec. a’ suoi pari rispetto al detto svantaggio. Quanto sono maggiori gli svantaggi che s’hanno, tanto piú bisogna che l’individuo stia per se stesso. Perocché gli altri uomini non istaranno mai per lui, e quel che desiderano e vogliono principalmente si è ch’egli si confessi loro inferiore. Il che dev’egli sempre fermamente ricusare (21 giugno 1822).


*    Ho detto altrove del καλὸς κᾀγαθὸς de’ greci, come dimostri il sentimento e la forza ch’aveva in quella nazione la bellezza e la sublimità che le attribuivano, pigliandola per parte e nome di virtú. Aggiungi l’uso della loro lingua di chiamar καλὰ tutte le cose buone, oneste, virtuose, utili. Vedi, fra gli altri, Senofonte, ᾽Απομν. β. γ᾽. κεφ. η᾽. Alla immaginazione degl’italiani (come le sopraddette cose a quella de’ greci) si deve sotto lo stesso aspetto attribuire l’uso che fanno  (2487) delle parole significanti la grazia esterna per dinotare la probità, onestà, bontà ec. de’ costumi: uomo di garbo, galant-uomo (21 giugno 1822).


*    Quel che si dice, ed è verissimo, che gli uomini per lo piú si lasciano governare dai nomi, da che altro viene se non da questo che le idee e i nomi sono cosí strettamente legati nell’animo nostro, che fanno