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Pagina:Zibaldone di pensieri IV.djvu/98

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86 pensieri (2165-2166-2167)

seon, Epodon di Orazio, Georgica e Bucolica ed Ecloga di Virgilio, Ephemeris di Ausonio ed altri veramente infiniti in tutti  (2166) i secoli della latinità. I latini aveano pur forse delle parole proprie o già usate o nuove da sostituire a queste scritte in greco o prese dal greco. Di piú esse non erano in uso nel linguaggio latino in quelle materie, come georgica per agricoltura, e neppur credo che esistesse poema greco con tal titolo ec., almeno famoso. Le quali cose non ardiremmo noi (né forse i tedeschi, i russi ec.) di far col francese, malgrado l’inondazione del francesismo, la sommersione che questo ha prodotta delle lingue native ec. (al che certo non arrivò la greca rispetto alla latina); l’esser la lingua e le parole francesi almen tanto generalmente intese in ciascuna nazione civile, ed in tutte insieme, quanto la greca a quei tempi nella nazion latina e nelle altre (anzi nelle altre assai meno che il francese oggidí); e malgrado che gli elementi francesi non differiscano dagl’italiani ec., come differivano i greci da’ latini, il che doveva rendere assai piú strano e discordante e barbaro un titolo forestiero ad un’opera nazionale, un titolo greco a un’opera latina (25 novembre 1821).


*    Può far meraviglia molto ragionevole che Marcaurelio scrivesse i suoi libri τῶν εις  (2167) ἑαυτὸν, delle considerazioni di se stesso come li chiama il Menagio, piuttosto in greco che in latino, essendo romano, non allevato in Grecia (né credo che mai ci fosse) ed avendo posto molto e felice studio nelle lettere e nella lingua nativa, come apparisce sí da altre notizie che danno di lui gli storici, sí massimamente da ciò ch’egli scrive a Frontone e Frontone a lui. Non poteva aver egli di mira, cred’io, la maggior diffusione del suo lavoro, scrivendolo in una lingua piú divulgata. Ma io credo certissimo che egli non fosse indotto a preferir la lingua greca alla latina se non per la maggiore