Pagina:Zibaldone di pensieri V.djvu/329

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322 pensieri (3330-3331-3332)

lingua fabbricare come una continuazione d’edificio la moderna; veggasi quanto a costui convien travagliare innanzi di poter far uso de’ suoi pensieri. Ella è cosa certa che la vera cognizione e padronanza di una lingua come l’italiana, domanda, per non dir troppo, quasi una metà della vita, e dico di quella cognizione e padronanza ch’é indispensabile a chiunque debba veramente ristorarla. Ma la scienza, la sapienza, lo studio dell’uomo, non domandano tutta la vita? e quella immensa moltiplicità di cognizioni piccole e grandi, quella universalità che  (3331) si richiede oggidí, quasi generalmente a ogni uomo di lettere, ma ch’é sommamente necessaria al filosofo; la cognizione ed uso e pratica di tante altre lingue antiche e moderne e de’ loro autori, letterature ec. domandano poca parte di tempo? Certo è veramente dura e deplorabile oggidí la condizione dell’italiano, il quale avesse nella sua mente cose degne d’essere scritte e convenienti a’ nostri tempi, perocch’egli, anche volendo usare la maggior semplicità del mondo, non avrebbe una lingua naturale in cui scrivere (come l’hanno i francesi ec. atta a potervi subito scrivere, com’ei l’abbiano competentemente coltivata e studiata), né il modo di bene esprimere i suoi concetti gli correrebbe mai alla penna spontaneo, ma converrebbe ch’egli si fabbricasse l’istrumento con cui significar le sue idee. E d’altronde ella è ben ardua e difficile la condizione di un ingegno quantunque si voglia grande e cólto, al quale, oltre la grande impresa di ristorare la letteratura italiana, e dare o mostrare all’Italia una letteratura propria moderna,  (3332) quasi ciò fosse poco, converrebbe in prima necessariamente aprirsi la via col ristorare la lingua italiana e dare all’Italia una lingua nazionale moderna, quasi questa ancora non fosse per se sola un’impresa sufficiente a una vita intera e ad un eccellente ingegno.