Pagina:Zibaldone di pensieri V.djvu/48

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(2862-2863) pensieri 41

stifanno nel mondo, ancorché siano stati allevati insieme, ed abbiano esercitato l’estremo grado di questa confidenza sino a quel momento; e di piú seguano ancora a convivere. E pure se l’uomo è capace di piena ed intima confidenza, e s’egli dovrebbe conservarla perpetuamente verso qualcuno, questo dovrebb’essere verso i fratelli coetanei ed allevati con lui nella fanciullezza: e dico dovrebb’essere, non per forza naturale della congiunzione di sangue, la qual forza è nulla e immaginaria, e niente ha che fare nel produr quella confidenza o nel conservarla, ma per forza naturale dell’abitudine e dell’abitudine contratta nel primo principio delle idee e delle abitudini dell’individuo, e nella prima capacità di contrarle, e conservata tutto quel tempo che dura la maggiore intensità e disposizione ed ampiezza e il maggior esercizio di questa capacità. Nondimeno questa confidenza cosí fortemente stabilita e radicata si perde per la varietà che s’introduce nel carattere de’ fratelli mediante il commercio cogli altri individui della società. Ma se questo  (2863) commercio non avesse avuto luogo, quella confidenza sarebbe stata perpetua, com’ella non è mai cessata fino a quell’ora. Che vuol dir ciò, se non che nei caratteri degli uomini novantanove parti son opera delle circostanze? e per diversissimi ch’essi appariscano, come spesso accade anche tra fratelli, in questa diversità non è opera della natura, se non una parte cosí menoma che saria stata impercettibile? È quasi impossibile il caso che tutte le minute circostanze e avvenimenti che incontrano all’un de’ fratelli nell’uso della società, incontrino all’altro, o sieno uguali a quelle che incontrano all’altro, ancorché postogli da vicino. Questa diversità diversifica due caratteri che parevano affatto, ed erano, quasi affatto, compagni, e com’ella è inevitabile, cosí la diversificazione di questi caratteri nella società non può mancare. E ho detto le minute circostanze, con-