Pagina:Zibaldone di pensieri VI.djvu/227

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222 pensieri (3838-3839)

ficile a sopportarsi, perché più lontano e men partecipe della vita, è quello ch’ei preferisce, ei vi si compiace tanto più quanto esso è più orribile per lui, egl’impiega tutta la forza del suo carattere e della sua età in abbracciarlo, e in sostenerlo, e in mantenere ed eseguire la sua risoluzione, e in continuarlo, e si compiace fra l’altre cose in particolare nell’impossibilitarsi a poter mai fare altrimenti e nello abbracciar quei partiti che gli chiudano per sempre la strada di poter vivere o soffrir meno, perché con ciò ei viene a ridursi e a rappresentarsi come ridotto in uno estremo di sciagura, il che piace, come altrove ho detto, e se qualche cosa mancasse e potesse aggiungersi al suo male ei non sarebbe contento ec.; egl’impiega tutta la sua vita morale in abbracciare, sopportare e mantenere costantemente la sua morte morale, tutto il suo ardore in agghiacciarsi, tutta la sua inquietezza in sostenere la monotonia e l’uniformità della vita, tutta la sua costanza in scegliere di soffrire, voler soffrire, continuare a soffrire, tutta la sua gioventù in invecchiarsi l’animo, e vivere esteriormente da vecchio, ed abbracciare e seguir gl’istituti, le costumanze, i modi, le inclinazioni, il pensare, la vita de’ vecchi. Come tutto ciò è un effetto del suo ardore e della sua forza naturale, egli va molto al di là del necessario: se il mondo a causa de' suoi difetti o morali o fisici, o di sue circostanze, gli nega tanto di godimento, egli se ne toglie il decuplo; se la necessità l’obbliga a soffrir tanto, egli elegge di soffrir dieci volte di più; se gli nega un bene, ei se ne interdice uno assai maggiore; se gli contrasta qualche godimento, egli si priva di tutti, e rinunzia affatto al godere.  (3839)


    Il giovane è in queste cose cosí costante, risoluto, forte, durevole, che gli educatori e quelli che han cura di lui, anche sommamente benevoli, assai spesso e il piú delle volte, stimano tali risoluzioni e tali