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Pagina:Zibaldone di pensieri VI.djvu/310

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(3931-3932) pensieri 305

§ 1, t. I, p. 844, lin. 4-6 e not. i, K (27 novembre 1823).


*    Alla p. 3906, margine. L’ebbro, ancorché vivente, operante e pensante e parlante, non riflette sopra se stesso, né sulla sua vita, azioni, pensieri e parole, o men del suo solito e piú rapidamente e correndo via. - Infatti, il timido suol divenir franco, sciolto ec. in quel punto. Segno ch’egli acquista allora una facoltà d’irriflessione, necessaria e madre della franchezza (anche de’ migliori spiriti, e in chicchessia), e la cui mancanza e il cui contrario, è talor la sola, talora la principal cagione della timidità. Nondimeno egli è nel tempo stesso piú spiritoso, pronto, ingegnoso ed anche profondo ec. dell’ordinario suo: il che sembra mostrare per lo contrario una maggior facoltà ed atto di riflessione. Ma questa è una riflessione non riflettuta e quasi organica, e un’azione quasi meccanica del suo cervello e della sua lingua, leggermente influita e guidata appena appena dall’animo e dalla ragione, e un effetto quasi materiale e spontaneo ed αυτοματος delle abitudini contratte ed esercitate e possedute fuori di quello stato, le quali agiscono allora con pochissimo intervento della volontà e dello stesso intelletto, a cui pure gran parte di loro totalmente appartengono, e da cui vengono o in cui si operano quelle tali azioni, pensieri, parole ec. (27 novembre 1823).


*    Alla p. 3899. «L’homme est fait pour agir, non pour philosopher». Frédéric II, Épitre I à d’Argens. Sur la faiblesse de l’esprit humain, Oeuvres completes, 1790, tome XV, p. 9 (28 novembre 1823). (3932)


*    «Verdaderamente yo tengo que ay muchos tiempos y años que ay gentes en estas Indias (la America meridional), segun lo demuestran sus antiguedades y