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36 | pensieri | (3571-3572) |
da’ nomi in uus ec. ec., altrimenti tali nomi fanno alis semplicemente.1 Come ritualis, manualis, tonitrualis ec. ec. da ritus us ec. E cosí appartengono a questo discorso gli altri o nomi o aggettivi o sustantivi o avverbi, o voci qualunque derivative, che hanno l’u davanti alla desinenza propria della loro specie particolare, qualunque sia e la desinenza e la specie ec. (1 ottobre 1823).
* Alla p. 3541. Il primitivo e proprio significato di spes non fu già lo sperare ma l’aspettare indeterminatamente al bene o al male. Vedi Forcellini in Spes, Spero ec., insperatus ec. Svetonio, in Iulius Caesar, c. LX, § 1 e quivi il Pitisco, i greci in Ἐλπίς, ἐλπίζω ec., gli spagnuoli in esperar, inesperado, ec. ec., gl’italiani in speranza, sperare ec., insperato ec. (oggi nel discorso civile non mai, nella scrittura di rado, nel volgare e plebeo discorso, conservatore perpetuo dell’antichità, spessissimo e piú frequentemente ancora che nelle nostre antiche scritture, si usa speranza, sperare ec. per aspettare semplicemente,2) e anche per l’aspettativa determinata al male, ossia il timore, ma in tal caso non (3572) s’usa cred’io che negativamente, oppure non vuole indicar propriamente il timore, ma solo l’aspettativa del male, benché questo naturalmente sia temibile: come in un autore spagnuolo, estavan esperando la muerte, non vuol dire che la temessero, benché certo la temevano, ma e’ vuol dir solo che s’aspettavano di dover morire, ed esperar ha riguardo alla semplice opinione e giudizio del futuro, non al piacere o dispiacere che da tal giudizio e opinione ci deriva, e al male o bene che dal futuro ci verrà o si aspetta ed al desiderio o non