Pagina:Zibaldone di pensieri VI.djvu/59

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54 pensieri (3598-3599-3600)

de’ peccati dell’uccision di Gernando e delle fornicazioni con Armida. Con tuttociò il carattere di Rinaldo riesce bene amabile. Ma Goffredo non ha né ferocia, né capriccio, né impeto, né passione veruna; non è giovane, non risplende per bellezza; il suo coraggio e la sua prodezza di cuore e di mano piuttosto si afferma di quello che si dimostri e si faccia operare; i suoi pregi eroici  (3599) si riducono ad una somma pietà e devozione e cura e zelo religioso (ma non superstizioso né passionato in niun modo) e quasi santità, sí di pensiero, sí di parole e sí di fatti, che lo fanno degno di visioni celesti e di conversar cogli Angeli e co’ Beati, e d’impetrare o far miracoli (vedi, fra gli altri luoghi, c. XIII, st. 70 e seguenti) e ad un eccellente senno; qualità niente amabili, perché tutte, per cosí dire, immateriali. Adunque Goffredo non è amabile, ma stimabile solamente. Adunque non è che pochissimo interessante o nulla; massime oggidí ch’è svanito l’interesse dell’impresa, come ho già detto a suo luogo, e quel zelo o fanatismo di religione, nel quale il Tasso lo fa singolare.

Difficilmente si può concepire vivo interesse per una persona, non solo finta, ma neppur vera e viva, senza una specie d’amore. Parlo di quello interesse che altrove ho distinto, cioè che ne’ poemi o romanzi o storie o simili non nasce dalla pura curiosità, e nella vita non nasce da qualche cosa di cotale o dalla cura de’ proprii vantaggi (il quale interesse sarebbe per se, non per altrui), o da che che si voglia di simil fatta. La semplice stima non ha sede nel cuore, e non tocca in alcun modo al  (3600) cuore. Or l’interesse cosí inteso come noi dobbiamo e vogliamo intenderlo in questo discorso, o dev’esser tutto nel cuore, o il cuore non può far che non v’abbia parte. Si può veder nella vita, che non si prova interesse efficace e sensibile per persona alcuna, il quale risieda al tutto fuori del cuore. O gratitudine, o naturale consanguineità, o simpatia