Pagina:Zibaldone di pensieri VII.djvu/241

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234 pensieri (4287-4288)



*    Vagheggiare, bellissimo verbo.


*    Naufragato, naufragé ec. per che ha naufragato. Vedi Forcellini ec. Scappato si dice volgarmente anche in Toscana di un giovane licenzioso ec. Osé.


*    Rempli per plein. Foncé per profond.


*    Béqueter. Nutrire, nodrire-nutricare, nodricare. Vedi Forcellini. Frigere-fricasser.


*    Fra, infra, tra, intra tanto, entre tanto per in tanto, en tanto.


*    Embraser co’ derivati. Aggiungasi al detto altrove, che le lettere br sogliono entrare nella composizione di voci dinotanti arsione ec.  (4288)


*   Come ignotus o notus per conoscente, cosí viceversa conoscente spesso per conosciuto; come: il dolor della morte degli amici e de’ conoscenti ec. ec. (Firenze, 17 settembre 1827).


*    La materia pensante si considera come un paradosso. Si parte dalla persuasione della sua impossibilità, e per questo molti grandi spiriti, come Bayle, nella considerazione di questo problema non hanno saputo determinar la loro mente a quello che si chiama, e che per lo innanzi era lor sempre paruto, un’assurdità enorme. Diversamente andrebbe la cosa, se il filosofo considerasse come un paradosso, che la materia non pensi; se partisse dal principio, che il negare alla materia la facoltà di pensare è una sottigliezza della filosofia. Or cosí appunto dovrebbe esser disposto l’animo degli uomini verso questo problema. Che la materia pensi, è un fatto. Un fatto, perché noi pensiamo; e noi non sappiamo, non conosciamo di essere,