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272 | pensieri | (4327-4328) |
Questa mia ipotesi, come si vede, sarebbe una nuova transazione fra l’opinione di Wolf e di Müller, e la comune. Secondo ambe le ipotesi, la mia e quella de’ due tedeschi, Omero sarebbe stato poeta epico senza volerlo; e sarebbe interessante e curioso il notare il modo della nascita del genere epico, nascita che verrebbe ad essere immaginaria, e pur questa semplice immaginazione avrebbe dato luogo ai lavori epici in che hanno speso la vita eccellentissimi ingegni, come Virgilio e il Tasso: non sarebbe questo il solo caso ridicolo che sarebbe stato originato dalla inclinazione dell’uomo a imitare, ed a sottomettere a regole e a forme il proprio genio. Del resto, ammessa la mia ipotesi, riman sempre luogo a qualche degna lode dell’arte di Omero per l’effetto dell’insieme dell’Iliade, benché composta senza piano preliminare; l’effetto, dico, osservato nelle mie riflessioni sul poema epico. Ammessa però, in vece, l’ipotesi di Wolf o di Müller, tutta la lode sarà dovuta al solo caso, e risulterà dalle predette mie riflessioni, che il caso è molto meglio riuscito nel formare e ordinare un corpo di poema epico, che l’arte de’ successori. E al caso si attribuiranno quelle lodi che io ho date all’arte di Omero per l’insieme del suo poema. Altra circostanza umiliante per lo spirito umano (Firenze, 26-31 luglio 1828). Vedi p. 4354, fine.
* C’est par Aristote que commencent les écrivains qui emploient ce qu’on appelle le dialecte commun (διάλεκτος κοινή), et Démosthène lui-même n’est plus aussi pur (cosí puro scrittore attico) que Xénophon et Platon. Bulletin de Férussac, loc. cit. alla p. 4312, juillet 1824, t. II, art. 13, p. 12. (4328) Sui pretesi dialetti d’Omero vedi la p. 4319, capoverso 1 (Firenze, 31 luglio 1828).
* Alla p. 4318. Infatti Femio e Demodoco nell’Odissea cantano i loro versi narrativi accompagnan-