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Pagina:Zola - Il paradiso delle signore - 1936 - Mondadori.pdf/110

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zola

il male sta qui: che è un’idea da poeta... Dove li troverete gli avventori per empire una cattedrale di cotesta fatta?

Il Mouret lo guardò un po’, senza aprir bocca, quasi stupito del rifiuto. Come era possibile che un uomo di quell’acume, il quale fiutava il danaro nascosto a qualsiasi profondità, non capisse la cosa? E a un tratto ebbe un gesto d’alta eloquenza: tese il braccio e additò le signore nella sala, esclamando:

— Gli avventori? eccoli là, gli avventori!

Il sole veniva meno, il polviscolo d’oro acceso non era piú che un chiarore biondo, morente tra la seta delle tende e sulle stoffe dei mobili.

Nell’avvicinarsi del crepuscolo, una dolce intimità inondava la sala d’un molle tepore. Il signor De Boves e Paolo di Vallagnosc chiacchieravano nel vano d’una finestra, con lo sguardo vagante nel lontano orizzonte; le signore s’erano accostate l’una all’altra e facevano nel mezzo uno stretto cerchio di sottane donde salivano risa, parole bisbigliate, domande e risposte incrociantesi, tutta insomma la passione della donna per le spese e per i cenci. Discorrevano di vestiti; la signora De Boves descriveva un vestito da ballo.

— Sotto, un trasparente di seta mauve e poi sopra tante gale di trina antica d’Alençon, alta trenta centimetri...

— Davvero? — interruppe la signora Marty — ah! ci sono delle donne proprio felici a questo mondo!

Il barone Hartmann, che aveva seguito il gesto del Mouret, le guardava per la porta spalancata; e le ascoltava con un orecchio, mentre Ottavio, infiammato dal desiderio di convince-


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