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il paradiso delle signore

una ragazza nel laboratorio... Una mano ve la darà anche lei.

Seguitò disperato l’ispezione. Fin dalla mattina scansava il Bourdoncle, che con le sue inquietudini e riflessioni lo faceva stizzire. Ma nell’uscire dalla sezione della biancheria, dove non si vendeva proprio nulla, s’imbatté in lui, e gli toccò sentirne i soliti sfoghi. Allora lo mandò al diavolo con la durezza villana che nei cattivi quarti d’ora non risparmiava neppure ai piú alti impiegati.

— Fatemi un po’ il piacere di levarvi tre passi... Tutto va benone: e chi ha paura lo metterò a pedate fuor dall’uscio!

Si piantò solo e dritto alla ringhiera della scala che dava nella corte centrale a vetriate. Di là dominava il magazzino; e sotto, le sezioni del pianterreno. In alto, il deserto gli fece sgomento: una vecchia faceva aprire tutte le scatole, nella sezione delle trine, e non comprava nulla; tre altre sceglievano lentamente, in quella della biancheria, dei colletti a ottanta centesimi. A pianterreno, sotto le gallerie coperte, nella luce che veniva dalla strada, osservò che il numero delle clienti cominciava a crescere. Era un lento sfilare, una passeggiata lungo i banchi; qua e là, grandi spazi vuoti; nelle mercerie, si affollavano delle donnicciuole, ma alle lane e alla biancheria da dosso non c’era quasi anima viva. I garzoni col loro vestito verde luccicante pei grossi bottoni, aspettavano colle mani in mano: passava di tanto in tanto un ispettore, con l’aria cerimoniosa, col collo tutto d’un pezzo nella cravatta bianca. E il cuore del Mouret si stringeva per la gelida quiete della grande sala: la luce vi cadeva dall’alto, da una tettoia a cristalli opa-


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