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vano anche i libretti a dar noia! Tra lui e il Favier c’era sorda rivalità: di solito quest’ultimo affettava di tirarsi da parte dinanzi all’Hutin, e di riconoscerlo per superiore, salvo a morderlo, zitto zitto, dietro le spalle. E per questo, all’Hutin, quei tre franchi, guadagnati senza fatica da chi valeva meno di lui, non andavano giú. Bella giornata, davvero! se continuava a quel modo, lui non avrebbe guadagnato nemmeno tanto da pagare l’acqua di seltz agl’invitati. E nella battaglia che si faceva piú ardente, passeggiava dinanzi ai banchi, a denti stretti, volendo anche lui la sua parte, pieno d’invidia perfino pel Capo che stava accompagnando quella donna magra e le ripeteva:

— Siamo intesi, ditele che farò quanto potrò, per ottenere anche questo favore dal signor Mouret.

Il Mouret non era piú da un pezzo nel mezzanino alla ringhiera della scala. A un tratto riapparve in cima allo scalone che dava nel pianterreno: e pur di lí dominava tutto il magazzino. Il viso gli si veniva colorando, la fede gli tornava e gli dava animo, dinanzi all’onda della gente che a poco a poco invadeva il negozio. Era finalmente la ressa aspettata, la ressa di dopo colazione e della quale, per un poco, aveva, nella sua febbre, disperato. Tutti gl’impiegati erano al loro posto: un ultimo tocco di campana aveva avvertito che la terza tavolata era finita: alla brutta mattinata, guastata di certo dall’acquazzone venuto verso le nove, si poteva ancora rimediare, perché il cielo azzurro della mattina aveva ripreso la sua allegria di vittoria. Le sezioni del mezzanino si animavano; ed egli dové tirarsi da parte per lasciar passare


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