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zola

to con una carezza lunga, stretta, replicata: e guardava la Desforges come se avesse aspettato che il suo viso desse segno di struggersi dal piacere. Ma lei, col gomito dove finiva il velluto, tenendo il polso alto, gli porgeva i diti con l’aria tranquilla che aveva quando dava il piede alla cameriera perché le abbottonasse gli stivaletti. Non era un uomo per lei; lo lasciava fare con la familiare noncuranza con la quale trattava le persone che la servivano, senza guardarle.

— Le fo male, signora?

Rispose di no, con un cenno del capo. L’odore dei guanti di Sassonia, odore forte e selvaggio quasi raddolcito dal muschio, di solito la turbava; ed ella stessa ne rideva qualche volta, confessando che le piaceva quel profumo strano che pareva esalato da una bestia in amore caduta nella scatola di cipria d’una ragazza. Ma dinanzi a quel banco non sentiva nemmeno i guanti; tra lei e quel tale che faceva il suo mestiere, i guanti non mettevano nessun calore sensuale.

— Vuole altro?

— No, grazie!... Fate portare la roba alla Cassa Dieci, per la signora Desforges.

Pratica della casa, dava il suo nome a una cassa e vi mandava le compre senza farsi seguire da un commesso. Non appena si fu allontanata, il Mignot strizzò l’occhio volgendosi verso quello che gli stava accanto, per dargli a credere che erano avvenute cose straordinarie.

— Eh! mormorò cinicamente — mi piacerebbe inguantarla da capo a piedi!

La Desforges intanto continuava le compre. Svoltò a sinistra e si fermò alla biancheria per


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