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— Noi vogliamo, signora, abbuiare la cosa per riguardo alla vostra famiglia. Ma innanzi dovete firmare un foglio che dica cosí: «Ho rubato delle trine al Paradiso delle signore» coi particolari delle trine e la data... Del resto vi renderò il foglio, non appena mi porterete duemila franchi pei poveri.
S’era rialzata e, ribellandosi da capo, esclamò:
— Non firmerò mai un foglio cosí: piuttosto morire!
— Non morirete, signora... ma vi prevengo che mando a chiamare il commissario di polizia.
Ci fu allora una scena da far male a vederla. Lei gli lanciava insolenze e balbettava ch’era una vigliaccheria tormentare cosí una donna. La sua bellezza da Giunone, il bel corpo maestoso, trasalivano in una furia da pescivendola. Poi volle tentare la commozione e cominciò a supplicare tutt’e due in nome delle madri loro, parlando: perfino di trascinarsi ai loro piedi. Ma vedendo che restavan freddi, ormai avvezzi a scene tali, senza mettersi a sedere scrisse con mano febbrile. La penna scricchiolava. Le parole: «Ho rubato », calcate rabbiosamente, quasi sfondaron la carta. E ripeteva intanto con voce strozzata:
— Ecco, signore; ecco qui, signore... Cedo alla forza...
Il Bourdoncle prese il foglio, lo ripiegò con gran cura, e lo chiuse in una cassetta, dicendo:
— Vedete che non è solo; perché le signore, dopo aver detto di voler morire piuttosto che firmare, si scordano poi, quasi tutte, di venire a riprendersi questi bigliettini dolci. Insomma, è qui a vostra disposizione; penserete voi se vale duemila franchi.
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