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Pagina:Zola - Il paradiso delle signore - 1936 - Mondadori.pdf/87

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il paradiso delle signore

cendolo direttore della terribile macchina che fin dalla mattina le pareva dovesse trascinarla fra le sue ruote. Dietro quella testa graziosa, con la barba ravviata, ella vedeva la moglie morta, la signora Hédouin, che aveva col suo sangue cementate le pietre del magazzino. Allora fu ripresa dal freddo della sera innanzi, e credé di non sentire altro che paura di lui.

La signora Aurelia intanto aveva chiuso il registro. Non aveva bisogno che di una ragazza sola, e già c’erano dieci domande. Ma aveva troppa voglia di far piacere al padrone. Nondimeno la domanda doveva fare il suo corso regolare; l’ispettore Jouve avrebbe preso informazioni, e avrebbe poi fatto il rapporto; a lei spettava poi decidere.

— Sta bene, signorina, — diss’ella maestosamente per conservarsi intera l’autorità. — Vi scriveremo.

Per un altro momento Dionisia restò immobile, non sapendo come fare ad andarsene di mezzo a tutta quella gente. Finalmente ringraziò la signora Aurelia, e, quando dové passare davanti al Mouret e al Bourdoncle, li salutò. Quei due, del resto, non badavano piú a lei: non risposero nemmeno al saluto, tutti intenti nell’esaminare con la signora Frédéric il modello d’un mantello a vita. A Clara sfuggi un gesto di stizza, e diè un’occhiata a Margherita quasi per predire che l’intrusa non si sarebbe, li dentro, sdraiata sopra un letto di rose. E Dionisia indovinò certamente quella indifferenza e quel rancore, perché scese la scala con lo stesso turbamento di quando l’aveva salita, e con una strana angoscia, dimandandosi se doveva disperarsi o rallegrarsi d’esserci venuta.


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