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Pagina:Zola - Nana - Pavia - 1881.pdf/172

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come ieri eh? si spegnerebbe la lampada, eppoi si resterebbe al buio fin all’alba.

Poi, ad un colpo di campanello, se la svignò in un baleno.

Di sopra, in camera, si tolse subito le scarpe per non far rumore; sedette in terra, nascondendosi dietro una cortina, aspettando in attitudine da savio ragazzo.

Nana ricevette il conte Muffat ancora commossa ed in certo modo turbata. Essa gli aveva fatto una promessa ed avrebbe voluto mantenerla, perchè le sembrava che quello fosse un uomo di proposito. Ma, in verità, chi si sarebbe aspettata la storia del dì antecedente? quel viaggio, quella casa che non con 0scev®; quel ragazzo che capitava lì, tutto bagnato. Ah! come le era parso dolce quell’amore, e qual delizia sarebbe il continuarlo! Tanto peggio per quel signore. Da tre mesi lo faceva aspettare, rappresentando la parte di donna ammodo, per accenderlo di maggior fuoco. Ebbene, aspetterebbe ancora, oppiar®; se non gli garbava, se n’anderebbe. Avrebbe rinunziato ad ogni cosa, piuttosto che ingannare Giorgio.

Muffat s’era seduto, col contegno cerimonioso d’un vicino di campagna che è in visita. Però le sue mani tremavano. In quella natura sanguigna, rimasta vergine, il desiderio, incitato dalla sapiente tattica di Nana, produceva alla lunga dei guasti tremendi. Quell’uomo così grave, quel ciambellano che attraversava con passo così dignitoso le sale delle Tuilleries mordeva, la notte, il guanciale e singhiozzava, furente, evocando sempre la stessa immagine sensuale ii Ma questa volta era deciso a finirla. Lungo la strada poll’alta pace del crepuscolo, aveva meditato delle violenze.

E tosto, dopo le prime parole, volle afferrar Nana con ambe le mani.

-— No, no, badate, disse ella, semplicemente senza offendersi, cOn un sorriso. Egli la riafferrò, coi denti stretti, e siccome lei sî dibatteva, fa triviale, le rammentò crudelmente che veniva per passar seco la notte. Essa sempre sorridente, però un po impacciata, gli teneva le mani. A temperare la durezza della ripulsa gli dava del tu. — Andiamo, caro, sta cheto... Davvero, non posso... Steiner è qui.