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Pagina:Zola - Nana - Pavia - 1881.pdf/37

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— È dunque partito il signore? chiese alla cameriera che apparve.

— Sissignora. Il signor Paolo se n’è andato dieci minuti fa... Siccome la signora era stanca, non ha voluto la si destasse. M’ha incaricato però di dire alla signora che verrebbe domani.

Così parlando, Zoè, la cameriera, apriva le imposte.

La viva luce del meriggio entrò. Zoè, molto bruna, i capelli lisciati sulle tempie, aveva un viso lungo, un muso da cane, livido e cincischiato, con un naso depresso, grosse labbra ed occhi neri continuamente irrequieti.

— Domani, domani, ripeteva Nana, tuttavia mal desta: è il suo giorno domani?

— Sissignora, il signor Paolo è sempre venuto in mercoledì.

— Eh! no: mi ricordo ora, gridò la giovine donne rizzandosi. Tutto è cambiato, Voleva dirglielo appunto stamane...

S’incontrerà col moretto. Un bell’impiccio! Avremo una scena!

— La signora non mi ha avvertita: io non potevo saperlo; mormorò Zoè. Quando la signora cambierà i suoi giorni, farà bene di avvisarmi... Allora il vecchio usuraio non è più per il martedì!

Chiamavano così parlando tra loro e senza ridere, i due che pagavano: un negoziante del sobborgo San Dionigi, di indole parsimoniosa, ed un Valacco, un preteso conte, il cui denaro sempre irregolare, veniva non si sa dove. Daguenet s’era fatto dare i giorni susseguenti alle visite del vecchio.

Siccome il negoziante doveva essere per le otto al fondaco, il giovine, dalla cucina di Zoè, ne spiava la partenza e pigliava il suo posto ancor caldo, fino alle dieci, poi se ne andava anche lui per le sue faccende. Nana e lui trovavano la cosa molto comoda.

- Tanto peggio, disse, gli scriverò stassera... e se non riceve la lettera domani, non lo lascierete entrare.

Zoè intanto s’aggirava piano per la camera, parlava del gran successo del giorno innanzi. La signora aveva mostrato tanto talento, cantava così bene! Ah! ormai la signora poteva essere tranquilla!

Nana, col gomito sul guanciale, non rispondeva che con