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Pagina:Zola - Nana - Pavia - 1881.pdf/414

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stanchi. Ed esse chiamavano ciò «andar a far le buffone» rincasavano, felici dei loro disprezzi, a finir la nottata nelle braccia di qualche amante del cuore.

Il conte Maffat fingeva d’ignorare, allorchè essa non gli rivelava sfrontatamente quelle turpitudini. D’altronde, soffriva già molto dei piccoli obbrobri della sua vita quotidiana. Il palazzo del viale di Villiérs, diventava un inferno, un manicomio, ove ad ogni ora, nuove scosse provocavano crisi odiose. Nana era arrivata al punto da battersi colla servitù. Per un momento, la si mostrò buonissima per Carlo, il cocchiere allorchè si fermava in un albergo, gli mandava dei rinfreschi, da un cameriere; parlava seco dall’ interno del suo landò tutta gala, trovandolo faceto, quando in mezzo a degli ingombri di carrozze, vociava cogli altri cocchieri. Poi, senza motivo, lo trattò da cretino. Sempre aveva da litigare con lui per la paglia, la crusca, l’avena; malgrado il suo amore per le bestie, trovava che i quoi cavalli mangiavano troppo. Allora, un giorno che si ressolavano i conti, siccome essa lo accusava di derubarla, Carlo montò in bizza, dandole della sgualdrina, senz’altro; di certo, i suoi cavalli valevano meglio di lei, non si davano al primo capitato. Essa rispose sallo stesso tono, il conte dovette separarli e scacciare il cocchiere dalla casa.

Ma ciò fu il principio d’una rotta fra la servitù. Vittorina e Francesco partirono in seguito ad un furto di diamanti. Giuliano pure scomparve; e una voce correva; era il signore che l’aveva supplicato d’andarsene, dandogli una grossa somma, perchè faceva all’amore colla signora.

Ogni otto giorni, si vedevano faccie nuove alla credenza* Mai non si aveva sprecato tanta roba; la casa era come un passaggio, ove il rifiuto delle agenzie spillava in un galoppo rovinoso.

Rimaneva soltanto Zoè, colla sua aria decente e il suo unico pensiero di organizzare quel disordine, finchè non avrebbe di che metter casa per conto proprio, un piano di cui matprava l’idea da gran tempo.

E non erano questi che i crucci minori. Il conte sopportava la stupidaggine della Maloire, giuocando a bazzica con lei, malgrado il suo puzzo di rancido: sopportava la Lerat e