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Pagina:Zola - Nana - Pavia - 1881.pdf/43

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Appunto in quella Zoè venne ad avvertire la signora che era in tavola, e le donne si recarono nella sala da pranzo, ove una signora attempata era già seduta davanti alla mensa apparecchiata.

Non s’era tolto il cappello di testa, ed indossava una veste oscura di tinta indecisa che stava tra il color pulce e lo sterco d’oca.

Nana non sembrò punto meravigliata di vederla là e non fece altro che chiederle perchè non fosse entrata in camera.

— Ho udito delle voci, rispose la vecchia; ho pensato che aveste gente.

La signora Maloir aveva l’aria d’una brava donna, dai modi civili, che serviva da amica a Nana, facendole compagnia e scortandola quando usciva.

Salle prime sembrò inquietarsi della presenza della Lerat, ma saputa che era una zia, la guardò con dolcezza e le volse un languido sorriso.

Frattanto Nana che diceva aver lo stomaco nelle calcagna afferrò avidamente il piatto dei ravanelli e si diè a rosicchiarli senza pur toccar pane.

Madama Lerat, fattasi riguardosa, non ne volle, perché facevano venir la pipita.

Poi, quando Zoè recò le costolette, Nana cincisochiò la carne, limitandosi a succhiar l’osso.

Tratto tratto esaminava colla coda dell'occhio il cappello della sua vecchia amica. Infine uscì a dire:

— È quello nuovo che v’ho dato io?

— Sì: l’ho rifatto a mio modo, mormorò la Maloir a bocca piena.

Il cappello era stravagante, s’allargava sulla fronte adorno di un’alta piuma. La Maloir aveva il ticchio di rifar tutti i suoi cappelli; lei sola sapeva quali fogge le si adattassero, e trasformava d’un colpo di mano ogni più elegante acconciatura in una cuffiaccia.

Nana, che le aveva appunto comperato quel cappello per non aver più da arrossire quando usciva in sua compagnia, fu lì lì per montar in bizza.

— Toglietevelo almeno! gridò.