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Pagina:Zola - Nana - Pavia - 1881.pdf/46

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I suoi sguardi mandavano lampi, essa adorava essere immischiata in intrighi amorosi; volle anzi metter vi del suo, abteggiandosi a tenerezza e tabando come colomba in amore: — «Mille baci sui taoi begli occhi.» — Ah! benone!... mille baci sui tuoi begli occhi!” ripetè Nana, mentre i volti delle due vecchie spiravano la beatitudine. Suonò poi perchè Zoè scendesse a consegnare la lettera ad un fattorino. Questa per l’appunto stava discorrendo con l’avvisatore del teatro, che portava alla signora il bollettino di servizio dimenticato la mattina. Nanà fece entrare costui e l’incaricò di portare nel ritorno la lettera a Daguenet. Poi gli fece delle domande. Oh! Bordenave era contentissimo; i posti erano già presi per otto giorni, la signora non poteva immaginare quanta gente fosse venuta quella mattina a chiedere il suo ricapito. Quando l’avvisatore se ne fu andato, Nana disse ch’ella rimarrebbe un’ora al più fuori di casa, e che, se venissero visite, Zoè le facesse attendere. Mentre parlava s’ udì il campanello elettrico. Era un creditore: il vetturale. S’era seduto sulla panca dell’anticamera. Colui poteva star lì a far girare i suoi pollici comodamente fino a sera: non c’era fretta. — Suvvia, coraggio, disse Nana intorpidita dall’inerzia, sbadigliando e stiracchiandosi di bel nuovo. Dovrei esser già là. Però non si muoveva. Badava al giuoco della zia, che accusava cento d’asso. Col mento sulla palma della mano rimaneva assorta. Ma diè un sobbalzo udendo suonar le tre. — Dio sacrato! sì lasciò sfuggite brutalmente. Allora la Maloir, pur contando i punti, l’incoraggiò con la sua voce flemmatica: — Bambina mia, sarebbe meglio vi toglieste subito l’ impaccio della vostra gita. — Spicciati, soggiunse madama Lerat mescolando le carte. Prenderò la corsa delle quattro e mezza, se alle quattro séi qui col denaro.