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Pagina:Zola - Nana - Pavia - 1881.pdf/60

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— Vi conduco con me.... desineremo insieme: poi, mi accompagnerete in teatro; non entro in scena che alle nove e mezzo.

Veniva egli opportuno quell’ottimo Labordette! Non chiedeva mai nulla, lui. Non era che l’amico delle donne, ne accomodava gli affarucci! così nel passare aveva rimandato i creditori dall’anticamera. D’altronde quei brav’uomini non volevano esser pagati, tutt’altro; se avevano insistito era per complimentare la signora, e farle in persona delle nuove offerte di servizio, dopo il suo gran successo della sera prima.

— Scappiamo via! Scappiamo, disse Nana, ch’era vestita.

Appunto allora Zoè, rientrando, gridava:

— Signora, rinunzio ad aprire. C’è sulle scale una lunga fila.

— Una fila d’uomini sulle scale! Persino Francesco, nonostante la britannica flemma che ostentava, si mise a ridere, raccogliendo i pettini. Nana prese il braccio di Labordette, lo spinse in cucina e scappò, liberata finalmente dagli uomini, felice, sapendo che con quel compagno poteva star sola in qualunque luogo, senza temere sciocchezze.

— Mi ricondurrete a casa, disse, mentre sgattoiolavano per la scaletta di servizio: così sarò sicura. Figuratevi che voglio dormire tutt’una notte, un notte intera per me! Un ghiribizzo, mio caro!


III.

La contessa Sabina, come si soleva chiamare la signora Muffat di Beuville, per distinguerla dalla madre del corte, morta l’anno prima, riceveva tutti i martedì, nel suo palazo di via Miromesnil, all’angolo di via Penthievré.


Era un gran palazzo quadrato, che i Muffat abitavano da più di cent’anni; sulla via, la facciata sonnecchiava, alta 3