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Entrambi s'erano incontrati nella galleria dei Panorama alla sua uscita dal teatro, ed essa li aveva condotti seco in carrozza, — Siccome non c’era alcuno finora, gridò loro che entrassero da lei nello spogliatoio, intanto che Zoè finirebbe d’abbigliarla.
In fretta, senza cambiarsi di vestito, si fe’ rialzar i capelli, puntò delle rose bianche, nell’acconciatura del capo e sul corpetto.
Il gabinetto era ingombro dei mobili della sala, che si aveva dovuto spingere colà; an mucchio di tavolini, di canapò, di seggioloni coi piedi in aria; ed essa era pronta, at lorchè la sua gonna s’appiccò ad una rotella e si lacerò.
Allora imprecò, furente; simili cose non capitavano che a lei.
Rabbiosamente si tolso la veste, una veste di seta bianca semplicissima, tanto fina e tanto morbida che l’avvolgeva come una camicia: ma, l’indossò tosto di nuovo, non tro — vandone altra di suo genio, stizzita quasi piangente, dicen dosi conciata come una cenciaiuola.
Daguenet e Giorgio dovettero nascondere lo strappo con degli spilli, mentre Zoè la ripettinava.
- Tutti e tre le si affaccendavano d’intorno, specialmente il giovincello, coi ginocchi in terra e le mani nelle gonne.
Essa finì col calmarsi, quando Daguenet l’assicurò che potevano essere al più le dodici e un quarto, tanto ella s’era spicciata nel terzo atto della Bionda Venere, mangiando le’ risposte e saltando delle strofe.
— È sempre troppo buono per quel mucchio d’idioti, dis8’ella. Avete veduto? c’erano certe faccie stasera!... Zoè ragazza mia! voi aspetterete qua; non vi coricate; avrò forse bisogno di voi. Cospetto! Era ora! Ecco gente!
E scappò. Giorgio rimaneva a terra, spassando il suolo.
colla coda della sua giubba nera. Arrossì vedendosi fissare da Daguenet, Però i due erano entrati in dimestichezza; rifecero il nodo della loro cravatta davanti allo specchio, @ siccome erano bianchi di cipria pel contatto di Sea, si ue dero a vicenda un colpo di spazzola.
ZoLAa — Nana. 6
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