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Pagina:Zola - Nana - Pavia - 1881.pdf/9

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cantare e recitare? Ah! bimbo mio, sei troppo stupido... Nana ha qualcos’altro, per bacco, qualcosa che tien luogo di tutto. L’ho annasata io e ti dico che quel gualcosa in lei è ben sviluppato, oppure il mio naso è quello d’un imbecille.

Vedrai, vedrai, non farà che mostrarsi, e tutto il pubblico metterà fuori tanto di lingua.

Aveva levato in aria le sue manaccie che tremavano d’entusiasmo, e, dopo essersi così sfogato, abbassaya la voce, borbottando fra sè.

— Oh! l’andrà lontano, per Dio! se andrà lontano.... Ha una carnagione! ah! una carnagione!

Poi, siccome Fauchery l’interrogava, acconsentì a dar alcuni ragguagli con una erudità di espressioni che mettevano in imbarazzo Ettore della Faloise. Aveva conosciuto Nana e voleva farla conoscere. Cercava appunto una Venere. Lui, non si teneva per un pezzo l’impaccio di una donna: preferiva farne profittar subito il pubblico.

Ma aveva in gran trambusto nella sua baracca, in cui la venuta di quella ragazza metteva la rivoluzione. Rosa Mignon, la sua stella — una graziosa attrice, un’adorabile cantante, — minacciava ogni giorno di lasciarlo in asso, furibonda, perché indovinava una rivale. E quando era venuto il momento di far gli avvisi, che casa del diavolo, Dio buono! Finalmente s’era deciso a mettere i nomi delle due attrici in lettere d’ugual grandezza. Non voleva esser seccato. Quando una di quelle donnette come le chiamava, Simona o Clarissa, non arava diritto, lui le allungava un ceffone od un calcio.

Altrimenti non c’era verso di viver con quella genia. Ne vendeva, sapeva quanto valevano.

– To! disse interrompendosi, guardate mò, Mignon con Steiner, sempre insieme. Sapete che Steiner comincia ad esser sazio di Rosa, perciò il marito non se ne spicca un momento, avendo paura che batta il tacco.

Sul marciapiedi, la fila dei lumi che fiammeggiavan nella cornice del teatro, gettava un’onda di vivida luce. Due alberelli, spiccavano distinti, nel loro verde crudo; una colonna biancheggiava, così vivamente illuminata, che da lontano vi si leggevano gli avvisi come pieno giorno, e al di là l’ombra