Racconti fantastici (Nodier)/Carlo Nodier

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Carlo Nodier

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Racconti fantastici (Nodier) Del fantastico in letteratura
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CARLO NODIER





«Merimée all’Accademia francese fu il successore del Nodier che nella sua carriera letteraria sempre ebbe favorevole la fortuna, la quale gli riserbò anche per ultima soddisfazione un panegirista benevolo ed arguto, che volle e seppe appropriargli qualità di scrittore, di cui in vero non aveva che le apparenze1. Il Nodier s’è provato in tutti i generi letterari e, a voler proprio dir pane al pane, non è riuscito in alcuno. Il Merimée lo sapeva benissimo e meglio di tutti; ed è così ch’egli ha segnalato il punto vulnerabile del suo predecessore: «Non basta, disse La Rochefoucauld, essere fornito di doti straordinarie, bisogna averne l’economia». E il Nodier quest’economia non l’ebbe; si è sciupato da per tutto senza raccogliere briciola da nessuna parte. Reputazione superficiale, insomma; e il Merimée non fu, credo, buon profeta quando annunciò che il favore con cui a’ nostri giorni furono accolte le opere di lui non lo abbandoneranno mai più2.

Fin qui il signor Charpentier, il quale, a mio debole avviso parmi di una severità fuor di misura e anche un tantino ingiusto nel giudicare uno scrittore che la letteratura francese deve annoverare, se non tra i sommi, certo fra gli eccellenti. [p. 4 modifica]Carlo Nodier, nato nel 1783 a Besançon (patria di Victor Hugo) e morto nel 1844, vide l’origine del progresso e la fine della battaglia tra il romanticismo e il classicismo; ed egli stesso fu romantico, tanto da farsi chiamare dal Saint-Beuve fratello cadetto dei poeti romantici stranieri; e pel romanticismo combattè accanitamente la scuola classica, che ne’ primordi del secolo nostro, cacciata da ogni parte da una fiumana immensa e impetuosa di idee novelle, tentava con ogni possa di riabbrancare la vita che le sfuggiva inesorabilmente. E il Nodier fu tra i più accaniti e i più audaci in questa incruenta ma lunga ed aspra lotta, che ebbe le sue vittime e i suoi eroi, e della quale specie in Italia, dove, come giustamente nota il Carducci, fu dibattuta molto superficialmente e per lo più da puri retori3, molti usi a studiar le cose con leggerezza, oggi ridono di compassione o dichiarano di non averne mai capito il perchè. Egli non si stette pago dal seguire le altrui pedate; e ben a ragione un eminente critico francese disse di lui: «Il Nodier trattava le questioni artistiche, letterarie o estetiche, precedendo tutti, anche i più temerari e piantando lo stendardo sull’erte più dirupate; poi godeva di rimaner lì a vedere chi sarebbe stato così ardito di toglierla di là e di portarla ancor più lungi!… Allora, senza manco sospettare di aver egli stesso dato l’esempio, applaudiva francamente stupito che si sia potuto andar tanto avanti. Così egli ha aperto tutte le vie, nelle quali i giovani ingegni di questo secolo audacemente sono entrati; egli ha dato il segnale, a cui essi hanno obbedito; egli ha indicato il nuovo mondo, che essi hanno poi scoperto.»

Ho detto ch’egli fu tra i più entusiasti nell’accogliere e nel difendere le idee nuove, guardiamci però dal metterlo nel mazzo cogli scavezzacolli che in ogni rivolgimento letterario corrono all’impazzata, sbraitando come invasati, insofferenti di ogni freno, che scambiando la licenza colla libertà, credono di liberar l’arte dai ceppi pedanteschi e opprimenti, [p. 5 modifica]dando calci alla grammatica e quel ch’è peggio, al senso comune. Tutt’altro! il Nodier fu invece colto e profondo nella sua bellissima lingua; e il suo stile immaginoso e smagliante abbellì collo studio indefesso e paziente degli antichi e della lingua viva del sedicesimo secolo, pur rimanendo originale. Di lui come filologo abbiamo il Dictionnaire des onomatopèes, opera di polso che gli dette fama di eminente teorico.

Della sua valentia come romanziere fan fede: I Vampiri, Giovanni Sbogarro, Teresa Aubert, Trilbiz, la Fata delle Briciole, letti ancor oggi e gustati da chi ha senso squisito del bello.

Ai racconti fantastici che si pubblicano in questo volumetto, abbiam creduto ben fatto raggiungere un discorso dell’autore stesso intorno al fantastico in letteratura, dove egli, scorrendo rapidamente le letterature antiche e moderne, mostra quanta parte esso ebbe nella creazione dei grandi capolavori del genio; ed abbiam creduto bene di aggiungerlo perchè in tal modo i lettori sapranno da lui medesimo quali siano state le ragioni che lo mossero a scrivere questi ed altri racconti fantastici coi quali, facendoti dimenticare le miserie di questa grama vita, ti trasporta in un altro mondo popolato di genii, di mostri, di folletti e di fate dalla bellezza strana, abbagliante, fantasmagoria a cui un tempo si divertivano anche i vecchi e che oggi è lasciata in un canto da una generazione spoetizzata e spoetizzante, che non tiene per buono e per bello che quanto serve a impinguar la borsa. Buon pro le faccia!




Note

  1. All’Accademia francese il nuovo accademico nell’adunanza solenne del suo ricevimento deve far l’elogio del suo antecessore.
  2. J. P. Charpenter, La litterature française au dixneuviéme siécle, pag. 170-171.
  3. G. Carducci, Bozzetti critici e discorsi letterari.