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Pagina:Pavese - Poesie edite e inedite.djvu/56: differenze tra le versioni

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Ogni cosa è isolata davanti ai miei sensi,
Ogni cosa è isolata davanti ai miei sensi,
che l’accettano senza scomporsi: un brusio di silenzio.
che l’accettano senza scomporsi: un brusío di silenzio.
Ogni cosa nel buio la posso sapere
Ogni cosa nel buio la posso sapere
come so che il mio sangue trascorre le vene.
come so che il mio sangue trascorre le vene.

Versione delle 16:48, 24 mar 2024



Mania di solitudine

Mangio un poco di cena alla chiara finestra.
Nella stanza è già buio e si vede nel cielo.
A uscir fuori, le vie tranquille conducono
dopo un poco, in aperta campagna.
Mangio e guardo nel cielo — chi sa quante donne
stan mangiando a quest’ora — il mio corpo è tranquillo;
il lavoro stordisce il mio corpo e ogni donna.

Fuori, dopo la cena, verranno le stelle a toccare
sulla larga pianura la terra. Le stelle son vive,
ma non valgono queste ciliege, che mangio da solo.
Vedo il cielo, ma so che tra i tetti di ruggine
qualche lume già brilla e che, sotto, si fanno rumori.
Un gran sorso e il mio corpo assapora la vita
delle piante e dei fiumi, e si sente staccato da tutto.
Basta un po’ di silenzio e ogni cosa si ferma
nel suo luogo reale, cosí com’è fermo il mio corpo.

Ogni cosa è isolata davanti ai miei sensi,
che l’accettano senza scomporsi: un brusío di silenzio.
Ogni cosa nel buio la posso sapere
come so che il mio sangue trascorre le vene.
La pianura è un gran scorrere d’acque tra l’erbe,
una cena di tutte le cose. Ogni pianta e ogni sasso
vive immobile. Ascolto i miei cibi nutrirmi le vene
di ogni cosa che vive su questa pianura.

Non importa la notte. Il quadrato di cielo
mi susurra di tutti i fragori, e una stella minuta

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