Pagina:Poemi (Esiodo).djvu/35: differenze tra le versioni

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E il medesimo bisogna ripetere per Notte. La sua identità essenziale col Tartaro è chiaramente significata nel fatto che essa è posta nel medesimo luogo, proprio vicina al Tartaro, «sul suo collo». Non è la notte, spazio di tempo fra il calare e il sorgere del sole: è il buio eterno, pensato come origine di male e rovina: tanto che è detta appunto rovinosa (''oloé'').
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E il medesimo bisogna ripetere per Notte. La sua identità
Che poi, nella comune credenza, queste quattro essenze potessero sussistere simultanee e differenziate, quando tutti dovevano aver coscienza della loro sostanziale identità, non deve far meraviglia. In realtà, esse erano e non erano identiche. Erano come le varie facce del concetto unico che incarnavano, il quale per la sua natura indefinita e sfuggente si prestava a questa molteplicità di riflessi. E mentre il Chaos rispecchiava piuttosto l’immane vaneggiare dell’infinito spazio primevo, l’Erebo ne dichiarava l’assenza d’ogni luce, e il Tartaro lo sbigottimento da esso prodotto sugli animi.
essenziale col Tartaro è chiaramente significata nel fatto che

essa è posta nel medesimo luogo, proprio vicina al Tartaro,
Meno sicura è l’etimologia di ''Nyx'', notte; ma però secondo me non si può separare dalla radice ''nu'' che si trova in ''nystàzo'', assopirsi<ref>Non ignoro, ma non accetto integralmente i dettami della glottologia scientifica, sommamente benemerita, ma che nei suoi imperativi estremi e consequenziari è, secondo me, destinata al fallimento.</ref>; e Notte significherebbe lo stato di sopore in cui l’oscurità immerge tutti gli esseri. Insomma, queste quattro essenze erano nella mitologia primitiva come nelle lingue i sinonimi; uguali e diverse.
« sul suo collo ». Non è la notte, spazio di tempo fra il ca¬

lare e il sorgere del sole : è il buio eterno, pensato come ori¬
Nessuna meraviglia, dunque, che la mitologia le accogliesse come quattro figure distinte; e tanto meno dobbiamo stupire che in tale condizione le mantenesse Esiodo, il quale, come vedemmo, doveva pur attenersi alle opinioni correnti, anche se con una penetrazione maggiore della comune avesse piena coscienza della loro unità.
gine di male e rovina : tanto che è detta appunto rovinosa
(o/oé).
Che poi, nella comune credenza, queste quattro essenze
potessero sussistere simultanee e differenziate, quando tutti do¬
vevano aver coscienza della loro sostanziale identità, non deve
far meraviglia. In realtà, esse erano e non erano identiche.
Erano come le varie facce del concetto unico che incarna¬
vano, il quale per la sua natura indefinita e sfuggente si pre¬
stava a questa molteplicità di riflessi. E mentre il Chaos ri¬
specchiava piuttosto T immane vaneggiare dell’ infinito spazio
primevo, 1* Èrebo ne dichiarava 1* assenza d’ ogni luce, e il
Tartaro lo sbigottimento da esso prodotto sugli animi.
Meno sicura è l’etimologia di Nyx, notte; ma però se¬
condo me non si può separare dalla radice nu che si trova
in nystazo, assopirsi ('); e Notte significherebbe lo stato di
sopore in cui 1’ oscurità immerge tutti gli esseri. Insomma,
queste quattro essenze erano nella- mitologia primitiva come
nelle lingue i sinonimi; uguali e diverse.
Nessuna meraviglia, dunque, che la mitologia le acco¬
gliesse come quattro figure distinte; e tanto meno dobbiamo
stupire che in tale condizione le mantenesse Esiodo, il quale,
come vedemmo, doveva pur attenersi alle opinioni correnti,
anche se con una penetrazione maggiore della comune avesse
piena coscienza della loro unità.
(‘) Non ignoro, ma non accetto integralmente i dettami della glotto¬
logia scientifica, sommamente benemerita, ma c’ne nei suoi imperativi
estremi e consequenziari è, secondo me, destinata al fallimento.
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Versione delle 13:23, 24 dic 2013


PREFAZIONE xxxi

E il medesimo bisogna ripetere per Notte. La sua identità essenziale col Tartaro è chiaramente significata nel fatto che essa è posta nel medesimo luogo, proprio vicina al Tartaro, «sul suo collo». Non è la notte, spazio di tempo fra il calare e il sorgere del sole: è il buio eterno, pensato come origine di male e rovina: tanto che è detta appunto rovinosa (oloé).

Che poi, nella comune credenza, queste quattro essenze potessero sussistere simultanee e differenziate, quando tutti dovevano aver coscienza della loro sostanziale identità, non deve far meraviglia. In realtà, esse erano e non erano identiche. Erano come le varie facce del concetto unico che incarnavano, il quale per la sua natura indefinita e sfuggente si prestava a questa molteplicità di riflessi. E mentre il Chaos rispecchiava piuttosto l’immane vaneggiare dell’infinito spazio primevo, l’Erebo ne dichiarava l’assenza d’ogni luce, e il Tartaro lo sbigottimento da esso prodotto sugli animi.

Meno sicura è l’etimologia di Nyx, notte; ma però secondo me non si può separare dalla radice nu che si trova in nystàzo, assopirsi1; e Notte significherebbe lo stato di sopore in cui l’oscurità immerge tutti gli esseri. Insomma, queste quattro essenze erano nella mitologia primitiva come nelle lingue i sinonimi; uguali e diverse.

Nessuna meraviglia, dunque, che la mitologia le accogliesse come quattro figure distinte; e tanto meno dobbiamo stupire che in tale condizione le mantenesse Esiodo, il quale, come vedemmo, doveva pur attenersi alle opinioni correnti, anche se con una penetrazione maggiore della comune avesse piena coscienza della loro unità.

  1. Non ignoro, ma non accetto integralmente i dettami della glottologia scientifica, sommamente benemerita, ma che nei suoi imperativi estremi e consequenziari è, secondo me, destinata al fallimento.