Pagina:Commedia - Purgatorio (Buti).djvu/66: differenze tra le versioni
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{{R+|100|1}}Così il Maestro; e quella gente degna: |
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Tornate, disse, entrate inanzi dunque, |
Tornate, disse, entrate inanzi dunque, |
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Coi dossi de le man facendo insegna. |
Coi dossi de le man facendo insegna. |
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{{R+|103|1}}Et un di lor incominciò: Chiunque |
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Tu se’, così andando volge il viso; |
Tu se’, così andando volge il viso; |
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Pon mente, se di là mi vedesti unque. |
Pon mente, se di là mi vedesti unque. |
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{{R+|106|1}}Io mi volsi ver lui, e guardail fiso: |
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Biondo era e bello, e di gentile aspetto; |
Biondo era e bello, e di gentile aspetto; |
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Ma l’un dei cilli un colpo avea diviso. |
Ma l’un dei cilli un colpo avea diviso. |
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{{R+|109|1}}Quand’io mi fui umilmente disdetto |
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D’averlo visto mai, ei disse: |
D’averlo visto mai, ei disse: Or vedi; |
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E mostrommi una piaga a sommo il petto. |
E mostrommi una piaga a sommo il petto. |
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{{R+|112|1}}Poi sorridendo disse: Io son Manfredi |
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Nipote di Gostanza imperatrice; |
Nipote di Gostanza imperatrice; |
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Und’io ti prego che, quando tu riedi, |
Und’io ti prego che, quando tu riedi, |
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{{R+|115|1}}Vadi a mia fillia bella, genitrice |
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Dell’onor di Cicilia e di Ragona,<ref>v. 116. ''Ragona'', Vive tuttora l’uso di togliere l’''a'' nel principio d’alcune parole. ''Ragona, Rimino, rena'' ec. per ''Aragona, Arimino, arena. E''.</ref> |
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Dell’onor di Cicilia e di Ragona, |
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E dichi a lei il ver, s’altro si dice. |
E dichi a lei il ver, s’altro si dice. |
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{{R+|118|1}}Poscia ch’io ebbi rotta la persona |
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Di du’ punte mortali, io mi rendei |
Di du’ punte mortali, io mi rendei |
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Piangendo a Quei che volontier perdona. |
Piangendo a Quei che volontier perdona. |
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{{R+|121|1}}Orribil furon li peccati miei; |
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Ma la Bontà infinita à sì gran braccia, |
Ma la Bontà infinita à sì gran braccia,<ref>v. 122. C. A. Ma la bontà di Dio à</ref> |
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Che prende ciò che si rivolge a lei. |
Che prende ciò che si rivolge a lei. |
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{{R+|124|1}}Se il Pastor di Cosenza, che a la caccia |
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Di me fu messo per Clemente, allora |
Di me fu messo per Clemente, allora |
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Avesse in Dio ben letta questa faccia, |
Avesse in Dio ben letta questa faccia, |
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{{R+|127|1}}L’ossa del corpo mio sariano ancora |
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In co del ponte, presso a Benevento, |
In co del ponte, presso a Benevento, |
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Sotto la guardia della grave mora. |
Sotto la guardia della grave mora. |
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v. 4-16. Ragona, Vive tuttora l’uso di togliere Va nel principio d’alcune |
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parole. Ragona, Rimino, rena ec. per Aragona, Armino, arena. E. |
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v. 422. C. A. Ma la bontà di Dio à |
Versione delle 18:15, 4 apr 2014
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56 | p u r g a t o r i o |
100Così il Maestro; e quella gente degna:
Tornate, disse, entrate inanzi dunque,
Coi dossi de le man facendo insegna.
103Et un di lor incominciò: Chiunque
Tu se’, così andando volge il viso;
Pon mente, se di là mi vedesti unque.
106Io mi volsi ver lui, e guardail fiso:
Biondo era e bello, e di gentile aspetto;
Ma l’un dei cilli un colpo avea diviso.
109Quand’io mi fui umilmente disdetto
D’averlo visto mai, ei disse: Or vedi;
E mostrommi una piaga a sommo il petto.
112Poi sorridendo disse: Io son Manfredi
Nipote di Gostanza imperatrice;
Und’io ti prego che, quando tu riedi,
115Vadi a mia fillia bella, genitrice
Dell’onor di Cicilia e di Ragona,1
E dichi a lei il ver, s’altro si dice.
118Poscia ch’io ebbi rotta la persona
Di du’ punte mortali, io mi rendei
Piangendo a Quei che volontier perdona.
121Orribil furon li peccati miei;
Ma la Bontà infinita à sì gran braccia,2
Che prende ciò che si rivolge a lei.
124Se il Pastor di Cosenza, che a la caccia
Di me fu messo per Clemente, allora
Avesse in Dio ben letta questa faccia,
127L’ossa del corpo mio sariano ancora
In co del ponte, presso a Benevento,
Sotto la guardia della grave mora.