Pagina:De Amicis - Il romanzo d'un maestro, Treves, 1900.djvu/510: differenze tra le versioni

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più parte figliuole di contadini. Aveva una camera nell’edifizio scolastico. Lo era toccato un buon direttore. Era contenta.
più parte figliuole di contadini. Aveva una camera nell’edifizio scolastico. Le era toccato un buon direttore. Era contenta.


Il giovane la guardava: qualche cosa c’era sul suo viso che accusava tre anni di più; ma appena una traccia leggera di stanchezza e d’appassimento, che, grazie al ricco vigore della sua natura, avrebbe ancora potuto esser cancellata dalla pace e dall’amore. Non aveva ancora un filo bianco nei capelli castagni finissimi; aveva sempre quella bocca piccola, fresca, dolce, buona, su cui pareva che sbocciassero come fiori le parole belle e generose. Il Ratti la fisso con quello sguardo che cerca i ricordi, e che somiglia allo sforzo che si fa con l’udito per afferrar le note d’una musica lontana. E gli entrò nel cuore una grande dolcezza. Abbassando gli occhi sul suo petto, vide il vestito che le faceva un po’ di borsa alle spalle, — il solito difetto dei vestiti che si tagliava ella stessa, — e quella vista finì d’intenerirlo.
Il giovane la guardava: qualche cosa c’era sul suo viso che accusava tre anni di più; ma appena una traccia leggera di stanchezza e d’appassimento, che, grazie al ricco vigore della sua natura, avrebbe ancora potuto esser cancellata dalla pace e dall’amore. Non aveva ancora un filo bianco nei capelli castagni finissimi; aveva sempre quella bocca piccola, fresca, dolce, buona, su cui pareva che sbocciassero come fiori le parole belle e generose. Il Ratti la fissò con quello sguardo che cerca i ricordi, e che somiglia allo sforzo che si fa con l’udito per afferrar le note d’una musica lontana. E gli entrò nel cuore una grande dolcezza. Abbassando gli occhi sul suo petto, vide il vestito che le faceva un po’ di borsa alle spalle, — il solito difetto dei vestiti che si tagliava ella stessa, — e quella vista finì d’intenerirlo.


— Io l’ho sempre ricordata, — le disse tutt’a un tratto, — e le ho sempre voluto bene.
— Io l’ho sempre ricordata, — le disse tutt’a un tratto, — e le ho sempre voluto bene.

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248 Visi nuovi e amici vecchi

più parte figliuole di contadini. Aveva una camera nell’edifizio scolastico. Le era toccato un buon direttore. Era contenta.

Il giovane la guardava: qualche cosa c’era sul suo viso che accusava tre anni di più; ma appena una traccia leggera di stanchezza e d’appassimento, che, grazie al ricco vigore della sua natura, avrebbe ancora potuto esser cancellata dalla pace e dall’amore. Non aveva ancora un filo bianco nei capelli castagni finissimi; aveva sempre quella bocca piccola, fresca, dolce, buona, su cui pareva che sbocciassero come fiori le parole belle e generose. Il Ratti la fissò con quello sguardo che cerca i ricordi, e che somiglia allo sforzo che si fa con l’udito per afferrar le note d’una musica lontana. E gli entrò nel cuore una grande dolcezza. Abbassando gli occhi sul suo petto, vide il vestito che le faceva un po’ di borsa alle spalle, — il solito difetto dei vestiti che si tagliava ella stessa, — e quella vista finì d’intenerirlo.

— Io l’ho sempre ricordata, — le disse tutt’a un tratto, — e le ho sempre voluto bene.

Essa fece un movimento grazioso del capo, come per dire: — Ne dubito. — E poi gli domandò dove fosse maestro. Inteso ch’era a Torino, parve che cercasse, ma non le riuscì di nascondere un senso di maraviglia gradita. E gli domandò quando avesse dato l’esame.

Il Ratti le diede un cenno dei tre anni passati a Camina e a Bossolano, e del come s’era deciso a presentarsi al concorso; ma parlava quasi macchinalmente. Parlando, ripensava a quel terrazzino ad angolo, a quelle sante parole sull’infanzia ch’essa gli aveva detto i primi giorni, alla forza eroica con cui aveva sopportato i dolori e le privazioni, a quel non ne posso più disperato che gli aveva singhiozzato sul petto, e a quell’ammonimento fraterno che gli aveva bisbigliato all’orecchio, facendoci tremare il cuore: — Non beva; — e si ricordava dell’ultima volta che gli era apparsa sul terrazzino, straziata dal pensiero della morte imminente del padre, ma ferma e quasi altera contro il dolore, e così assorta ed immobile, che a lui era mancato il coraggio di salutarla. E s’interruppe per ripeterle con voce commossa: — Le ho sempre voluto bene.

— Oh che gran cosa! — rispose essa sorridendo. — Ed io pure a lei: non siamo stati sempre buoni