Pagina:Ferrero - Appunti sul metodo della Divina Commedia,1940.djvu/229: differenze tra le versioni
Aspetto
Nessun oggetto della modifica |
Nessun oggetto della modifica |
||
Corpo della pagina (da includere): | Corpo della pagina (da includere): | ||
Riga 1: | Riga 1: | ||
{{Type|f=120%|l=0.99em|'''ARTE'''}}<br/> |
{{Type|f=120%|l=0.99em|'''ARTE'''}}<br/> |
||
{{Type|f=120%|l=0. |
{{Type|f=120%|l=0.10em|'''CLASSICA'''}} <br/> |
||
{{Type|f=120%|l=0. |
{{Type|f=120%|l=0.02em|'''E ARTE DE-'''}}<br/> |
||
{{Type|f=120%|l=0. |
{{Type|f=120%|l=0.15em|'''CADENTE'''}} |
||
<p style="text-indent:6em"> |
<p style="text-indent:6em"> |
Versione delle 10:51, 7 apr 2017
Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
ARTE
CLASSICA
E ARTE DE-
CADENTE
Noi viviamo in tempi in cui la confusione dell’arte non è minore della confusione politica, vale a dire ha raggiunto il suo ultimo stadio, è come um tisico di terzo grado. La prima cosa che ci colpisce quando osserviamo con occhio imparziale gli scontorcimenti di questa moribonda arte moderna, è la scomparsa dei limiti fra le diverse arti particolari. Non soltanto, per esempio, nella letteratura — in cui i romanzieri fanno del teatro come se fosse un romanzo, i poeti scrivono romanzi come prima componevano liriche, e ci sono dei
213 |