Pagina:Tragedie, inni sacri e odi.djvu/414: differenze tra le versioni

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<poem>Gioja il suo dir mi porse, e non ignota
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Gioja il suo dir mi porse, e non ignota
Bile destommi; e replicai: {{§|203|Deh! vogli}}
Bile destommi; e replicai: {{§|203|Deh! vogli}}
La via segnarmi, onde toccar la cima
La via segnarmi, onde toccar la cima
{{R|205}}Io possa, o far che, s'io cadrò su l'erta,
{{R|205}}Io possa, o far che, s’io cadrò su l’erta,
Dicasi almen: su l'orma propria ei giace.
Dicasi almen: su l’orma propria ei giace.
Sentir, riprese, e meditar: di poco
Sentir, riprese, e meditar: di poco
Esser contento: da la meta mai
Esser contento: da la meta mai
Non torcer gli occhi: conservar la mano
Non torcer gli occhi: conservar la mano
{{R|210}}Pura e la mente: de le umane cose
{{R|210}}Pura e la mente: de le umane cose
Tanto sperimentar, quanto ti basti
Tanto sperimentar, quanto ti basti
Per non curarle: non ti far mai servo:
Per non curarle: non ti far mai servo:
Non far tregua coi vili: il santo Vero
Non far tregua coi vili: il santo Vero
Mai non tradir: proferir mai verbo,
Mai non tradir: proferir mai verbo,
{{R|215}}Che plauda al vizio, o la virtù derida.
{{R|215}}Che plauda al vizio, o la virtù derida.
O maestro, o, gridai, scorta amorosa,
O maestro, o, gridai, scorta amorosa,
Non mi lasciar; del tuo consiglio il raggio
Non mi lasciar; del tuo consiglio il raggio
Non mi sia spento; a governar rimani
Non mi sia spento; a governar rimani
Me, cui natura e gioventù fa cieco
Me, cui natura e gioventù fa cieco
{{R|220}}L'ingegno, e serva la ragion del core.
{{R|220}}L’ingegno, e serva la ragion del core.
Così parlava e lagrimava: al mio
Così parlava e lagrimava: al mio
Pianto ei compianse, e: Non è questa, disse,
Pianto ei compianse, e: Non è questa, disse,
Quella città, dove sarem compagni
Quella città, dove sarem compagni
Eternamente. Ora colei, cui figlio
Eternamente. Ora colei, cui figlio
{{R|225}}Se' per natura, e per eletta amico,
{{R|225}}Se’ per natura, e per eletta amico,
Ama ed ascolta, e di filial dolcezza
Ama ed ascolta, e di filial dolcezza
L'intensa amaritudine le molci.
L’intensa amaritudine le molci.
Dille ch'io so, ch'ella sol cerca il piede
Dille ch’io so, ch’ella sol cerca il piede
Metter su l'orme mie; dille che i fiori,
Metter su l’orme mie; dille che i fiori,
{{R|230}}Che sul mio cener spande, io gli raccolgo
{{R|230}}Che sul mio cener spande, io gli raccolgo
E gli rendo immortali; e tal ne tesso
E gli rendo immortali; e tal ne tesso
Serto, che sol non temerà bruma,
Serto, che sol non temerà bruma,
Ch'io stesso in fronte riporrolle, ancora
Ch’io stesso in fronte riporrolle, ancora
De le sue belle lagrime irrorato.
De le sue belle lagrime irrorato.
{{R|235}}Dolce tristezza, amor, d'affetti mille
{{R|235}}Dolce tristezza, amor, d’affetti mille
Turba m'assalse; e da seder levato,
Turba m’assalse; e da seder levato,
Ambo le braccia con voler tendea
Ambo le braccia con voler tendea
A la cara cervice. A quella scossa,
A la cara cervice. A quella scossa,
Quasi al partir di sonno io mi rimasi;</poem>
Quasi al partir di sonno io mi rimasi;
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Versione attuale delle 09:31, 22 ott 2017

384 poesie non accolte dall’autore

     Gioja il suo dir mi porse, e non ignota
     Bile destommi; e replicai: Deh! vogli
     La via segnarmi, onde toccar la cima
     205Io possa, o far che, s’io cadrò su l’erta,
     Dicasi almen: su l’orma propria ei giace.
     Sentir, riprese, e meditar: di poco
     Esser contento: da la meta mai
     Non torcer gli occhi: conservar la mano
     210Pura e la mente: de le umane cose
     Tanto sperimentar, quanto ti basti
     Per non curarle: non ti far mai servo:
     Non far tregua coi vili: il santo Vero
     Mai non tradir: nè proferir mai verbo,
     215Che plauda al vizio, o la virtù derida.
     O maestro, o, gridai, scorta amorosa,
     Non mi lasciar; del tuo consiglio il raggio
     Non mi sia spento; a governar rimani
     Me, cui natura e gioventù fa cieco
     220L’ingegno, e serva la ragion del core.
     Così parlava e lagrimava: al mio
     Pianto ei compianse, e: Non è questa, disse,
     Quella città, dove sarem compagni
     Eternamente. Ora colei, cui figlio
     225Se’ per natura, e per eletta amico,
     Ama ed ascolta, e di filial dolcezza
     L’intensa amaritudine le molci.
     Dille ch’io so, ch’ella sol cerca il piede
     Metter su l’orme mie; dille che i fiori,
     230Che sul mio cener spande, io gli raccolgo
     E gli rendo immortali; e tal ne tesso
     Serto, che sol non temerà nè bruma,
     Ch’io stesso in fronte riporrolle, ancora
     De le sue belle lagrime irrorato.
     235Dolce tristezza, amor, d’affetti mille
     Turba m’assalse; e da seder levato,
     Ambo le braccia con voler tendea
     A la cara cervice. A quella scossa,
     Quasi al partir di sonno io mi rimasi;