Pagina:Bandello - Novelle, Laterza 1910, II.djvu/24: differenze tra le versioni

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Gandino, e conseguentemente degli sfortunati e miseri gelosi, che
Gandino, e conseguentemente degli sfortunati e miseri gelosi, che
presumono esser Salamoni e fanno tuttavia le maggiori e segna¬
presumono esser Salamoni e fanno tuttavia le maggiori e segnalate pazzie che si possino imaginare. E veramente il morbo
late pazzie che si possino imaginare. E veramente il morbo
de la gelosia è una micidial peste, che di modo ammorba il petto
de la gelosia è una micidial peste, che di modo ammorba il petto
di colui a chi s’appiglia che non solamente il geloso non ha mai
di colui a chi s’appiglia che non solamente il geloso non ha mai
bene, ma né anco lascia altrui riposare. Ché se il marito divien
bene, ma né anco lascia altrui riposare. Ché se il marito divien
geloso de la moglie, egli in lutto perde ogni quiete e sempre
geloso de la moglie, egli in lutto perde ogni quiete e sempre
miseramente si tormenta e in tal maniera la povera moglie tra¬
miseramente si tormenta e in tal maniera la povera moglie travaglia e afflige che ella invidia ai morti. È ben vero che ci
vaglia e afflige che ella invidia ai morti. È ben vero che ci
sono di quelle si sagge ed avedute, che come si accorgono che
sono di quelle si sagge ed avedute, che come si accorgono che
i mariti contra il devere ingelosiscono, gli dànno ciò che vanno
i mariti contra il devere ingelosiscono, gli dánno ciò che vanno
cercando, ponendo lor in capo l’arme dei Soderini di Firenze.
cercando, ponendo lor in capo l’arme dei Soderini di Firenze.
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Ora’ avendo io per coinmission vostra scritto quanto il Castellano narrò e in forma d’una novella ridotto, quella come frutto
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nato ne l’amenissimo ed aprico orto del vostro Pandino vi
mando e dono, supplichevolmente pregandovi che degnate farla
mando e dono, supplichevolmente pregandovi che degnate farla
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volentieri le cose mie legge. Basciovi le mani e prego nostro
volentieri le cose mie legge. Basciovi le mani e prego nostro
signor Iddio che vi doni quanto desiderate. State sana.
signor Iddio che vi doni quanto desiderate. State sana.

NOVELLA XXXIV

Gandino bergamasco scrive i peccati de la moglie
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e gli al frate che ode la confession di quella e fa mille altre pazzie.

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Poi che, signora mia, mi comandate che io per sodisfare al
Poi che, signora mia, mi comandate che io per sodisfare al
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nostro reverendissimo monsignore alcuna particella dica dei segnalati costumi del nostro ser Gandino bergamasco, che solamente a nomarlo v’ha fatto ridere, io che desidero in molto
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mente a nomarlo v’ha fatto ridere, io che desidero in molto
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maggior cosa di questa ubidirvi, alcune cosette de le sue vi
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dirò, mettendovi prima innanzi gli occhi alquante sue taccherelle,
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da le quali il rimanente de la sua traditora natura di leggero potrete imaginarvi. Suole il mordace e proverbioso Giovanni Montachino spesse fiate, quando a ragionamento s’abbatte
gero potrete imaginarvi. Suole il mordace e proverbioso Gio¬
vanni Montachino spesse fiate, quando a ragionamento s’abbatte
con chi sia, dire che questo mondo è una piacevol gabbia piena
con chi sia, dire che questo mondo è una piacevol gabbia piena
d’infiniti di varia specie pazzi, e che assai spesso coloro che più
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saper si persuadeno sono i men savi e fanno le più solenni e
saper si persuadeno sono i men savi e fanno le piú solenni e

Versione attuale delle 08:42, 30 nov 2017


novella xxxiv 21

Gandino, e conseguentemente degli sfortunati e miseri gelosi, che presumono esser Salamoni e fanno tuttavia le maggiori e segnalate pazzie che si possino imaginare. E veramente il morbo de la gelosia è una micidial peste, che di modo ammorba il petto di colui a chi s’appiglia che non solamente il geloso non ha mai bene, ma né anco lascia altrui riposare. Ché se il marito divien geloso de la moglie, egli in lutto perde ogni quiete e sempre miseramente si tormenta e in tal maniera la povera moglie travaglia e afflige che ella invidia ai morti. È ben vero che ci sono di quelle si sagge ed avedute, che come si accorgono che i mariti contra il devere ingelosiscono, gli dánno ciò che vanno cercando, ponendo lor in capo l’arme dei Soderini di Firenze. Ora’ avendo io per coinmission vostra scritto quanto il Castellano narrò e in forma d’una novella ridotto, quella come frutto nato ne l’amenissimo ed aprico orto del vostro Pandino vi mando e dono, supplichevolmente pregandovi che degnate farla vedere al vostro e mio anzi pur nostro Soavissimo, che cosi volentieri le cose mie legge. Basciovi le mani e prego nostro signor Iddio che vi doni quanto desiderate. State sana.


NOVELLA XXXIV

Gandino bergamasco scrive i peccati de la moglie
e gli dá al frate che ode la confession di quella e fa mille altre pazzie.


Poi che, signora mia, mi comandate che io per sodisfare al nostro reverendissimo monsignore alcuna particella dica dei segnalati costumi del nostro ser Gandino bergamasco, che solamente a nomarlo v’ha fatto ridere, io che desidero in molto maggior cosa di questa ubidirvi, alcune cosette de le sue vi dirò, mettendovi prima innanzi gli occhi alquante sue taccherelle, da le quali il rimanente de la sua traditora natura di leggero potrete imaginarvi. Suole il mordace e proverbioso Giovanni Montachino spesse fiate, quando a ragionamento s’abbatte con chi sia, dire che questo mondo è una piacevol gabbia piena d’infiniti di varia specie pazzi, e che assai spesso coloro che piú saper si persuadeno sono i men savi e fanno le piú solenni e