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Pagina:Angeli - Roma, parte I - Serie Italia Artistica, Bergamo, 1908.djvu/96: differenze tra le versioni

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L’impulso che gl’imperatori della gente Flavia avevano dato alle grandi opere edilizie accentuò la trasformazione dello stile romano e lo portò a quel grado di eccellenza dopo la quale comincia a decadere e a finire nel balbettìo barbarico e rozzo dell’epoca di Costantino. Questa eccellenza la raggiunse sotto i due imperatori che
L’impulso che gl’imperatori della gente Flavia avevano dato alle grandi opere edilizie accentuò la trasformazione dello stile romano e lo portò a quel grado di eccellenza dopo la quale comincia a decadere e a finire nel balbettìo barbarico e rozzo dell’epoca di Costantino. Questa eccellenza la raggiunse sotto i due imperatori che

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seguirono Nerva: Traiano ed Adriano. D’origine spagnuola ambedue, amavano il fasto dei grandi edifici e l’apparenza sontuosa delle opere d’arte decorative: di più, buoni governanti e gelosi della dignità imperiale, sentirono il bisogno di arricchire la città con edifici che fossero gloriosi al loro nome. Le opere intraprese da Traiano furono veramente colossali e basterebbe a caratterizzarle quell’insieme di edifici, di colonne di basilica e di templi, che formavano il Foro da lui intitolato. Le ultime ricerche di Giacomo Boni, hanno portato una nuova luce su questo Foro e hanno distrutto per sempre la leggendaria interpretazione dell’epigrafe incisa sul piedistallo nella colonna commemorativa. Secondo questa interpretazione si voleva che l’altezza della colonna stesse a significare l’altezza di un ipotetico monte spianato per innalzarvi il Foro. Ma i filologi si sono messi d’accordo col geniale archeologo e hanno trovato che l’aspro lavoro era stato intrapreso nelle cave di marmo
seguirono Nerva: Traiano ed Adriano. D’origine spagnuola ambedue, amavano il fasto dei grandi edifici e l’apparenza sontuosa delle opere d’arte decorative: di più, buoni governanti e gelosi della dignità imperiale, sentirono il bisogno di arricchire la città con edifici che fossero gloriosi al loro nome. Le opere intraprese da Traiano furono veramente colossali e basterebbe a caratterizzarle quell’insieme di edifici, di colonne di basilica e di templi, che formavano il Foro da lui intitolato. Le ultime ricerche di {{AutoreCitato|Giacomo Boni|Giacomo Boni}}, hanno portato una nuova luce su questo Foro e hanno distrutto per sempre la leggendaria interpretazione dell’epigrafe incisa sul piedistallo nella colonna commemorativa. Secondo questa interpretazione si voleva che l’altezza della colonna stesse a significare l’altezza di un ipotetico monte spianato per innalzarvi il Foro. Ma i filologi si sono messi d’accordo col geniale archeologo e hanno trovato che l’aspro lavoro era stato intrapreso nelle cave di marmo

Versione delle 08:57, 18 nov 2018

86 ITALIA ARTISTICA


V.

L’impulso che gl’imperatori della gente Flavia avevano dato alle grandi opere edilizie accentuò la trasformazione dello stile romano e lo portò a quel grado di eccellenza dopo la quale comincia a decadere e a finire nel balbettìo barbarico e rozzo dell’epoca di Costantino. Questa eccellenza la raggiunse sotto i due imperatori che terme di tito.(Fot. I. I. d’Arti Grafiche).

seguirono Nerva: Traiano ed Adriano. D’origine spagnuola ambedue, amavano il fasto dei grandi edifici e l’apparenza sontuosa delle opere d’arte decorative: di più, buoni governanti e gelosi della dignità imperiale, sentirono il bisogno di arricchire la città con edifici che fossero gloriosi al loro nome. Le opere intraprese da Traiano furono veramente colossali e basterebbe a caratterizzarle quell’insieme di edifici, di colonne di basilica e di templi, che formavano il Foro da lui intitolato. Le ultime ricerche di Giacomo Boni, hanno portato una nuova luce su questo Foro e hanno distrutto per sempre la leggendaria interpretazione dell’epigrafe incisa sul piedistallo nella colonna commemorativa. Secondo questa interpretazione si voleva che l’altezza della colonna stesse a significare l’altezza di un ipotetico monte spianato per innalzarvi il Foro. Ma i filologi si sono messi d’accordo col geniale archeologo e hanno trovato che l’aspro lavoro era stato intrapreso nelle cave di marmo