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Pagina:I Nibelunghi, Hoepli, 1889, II.djvu/247: differenze tra le versioni

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Bloedelin sire. Ma ben cara assai
n
{{R|15}}La pena ei ne pagò; questo vogl’io
........................
A voi narrare. Queste mani mie
s 600 / Nibelunghi
Gli han la testa recisa. — Oh! picciol danno
: Bloedelin sire. Ma ben cara assai
È inver cotesto, Hàgen rispose, allora
: La pena ci ne pagò ; questo vogl’ io
Che d’alcun cavalier questa novella
: A voi narrare. Queste mani mie
{{R|20}}Ridir si possa ch’ei perdè sua vita
| Gli han la testa recisa. — Oh ! picciol danno
Per man d’un altro cavalier. Da piangere
: È inver cotesto, Hàgen rispose, allora
Meno s’avrà per ciò donna leggiadra.
: Che d’alcun cavalier questa novella
Ma ditemi, e perchè di sangue tinto
: Ridir si |>ossa ch’ei perdè sua vita
Siete così, fratel Dancwarto? Credo
: Per man d’un altro cavalier. Da piangere
{{R|25}}Che per vostre ferite assai dolore
: Meno s’avrà per ciò donna leggiadra.
Ma ditemi, e perche di sangue tinto
Siete cosi, fratei Dancwarto? Credo
Che per vostre ferite assai dolore
Soffriate voi. Ma se chi fea cotesto
Soffriate voi. Ma se chi fea cotesto
Ancor s’annida in questi terra, andarne
Ancor s’annida in questa terra, andarne
Dovrà sua vita, ancor se di salvarlo
Dovrà sua vita, ancor se di salvarlo
Tenta il diavolo reo. — Deh ! che qui sano
Tenta il diavolo reo. — Deh! che qui sano
Voi mi vedete, e son di sangue molli
{{R|30}}Voi mi vedete, e son di sangue molli
: Le vesti mie. Per piaghe altrui, cotesto
Le vesti mie. Per piaghe altrui, cotesto
; A me toccava, e tanti oggi ho qui uccisi,
A me toccava, e tanti oggi ho qui uccisi,
: Ch’io dirvi non potrei, giurar dovessi,
Ch’io dirvi non potrei, giurar dovessi,
: Quanti erano, giammai. - Fratei Dancwarto,
Quanti erano, giammai. Fratel Dancwarto,
: Hàgen disse, guardateci la porta
{{R|35}}Hàgen disse, guardateci la porta

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<references/></div>

Versione delle 11:38, 26 giu 2019

606 I Nibelunghi

Bloedelin sire. Ma ben cara assai
15La pena ei ne pagò; questo vogl’io
A voi narrare. Queste mani mie
Gli han la testa recisa. — Oh! picciol danno
È inver cotesto, Hàgen rispose, allora
Che d’alcun cavalier questa novella
20Ridir si possa ch’ei perdè sua vita
Per man d’un altro cavalier. Da piangere
Meno s’avrà per ciò donna leggiadra.
Ma ditemi, e perchè di sangue tinto
Siete così, fratel Dancwarto? Credo
25Che per vostre ferite assai dolore
Soffriate voi. Ma se chi fea cotesto
Ancor s’annida in questa terra, andarne
Dovrà sua vita, ancor se di salvarlo
Tenta il diavolo reo. — Deh! che qui sano
30Voi mi vedete, e son di sangue molli
Le vesti mie. Per piaghe altrui, cotesto
A me toccava, e tanti oggi ho qui uccisi,
Ch’io dirvi non potrei, giurar dovessi,
Quanti erano, giammai. — Fratel Dancwarto,
35Hàgen disse, guardateci la porta