Pagina:Goldoni - Opere complete, Venezia 1910, IX.djvu/399: differenze tra le versioni

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a criticare, o veduti, o uditi ? A me medesimo è accaduto più volte sentir dir male di me in mia presenza, senza essere conosciuto. Due anni sono in Bologna (’), arrivato colà appena in tempo che dalla Compagnia de’ Comici del Medebach recitavansi da un mese in circa le mie Commedie, andai in un Caffè a trattenermi, ove non era io conosciuto. Entra poco dopo di me un Forestiere, e dice forte: Signori, una nuova: a Bologna e arrivato il Goldoni. Ri- sponde uno de’ circostanti: Non me n’importa niente, e se ne va di bottega. Da lì a non molto, giunse colà un Bolognese, che senza conoscermi mi volea bene (siccome tutti in Bologna, a ri- serva di pochi, hanno per me dell’aunore e della bontà moltissima) ; corsegli incontro il Forestiere suddetto, e dissegli con certo riso sul labbro, che aveva ancor dell’equivoco : Ehi ! E arrivato Goldoni ; rispose il cortesissimo Bolognese : U ho molto caro, lo vedrò volon- tìeri. Al che soggiunse quell’altro, col riso un poco più tendente all’ironico : Oh sì : vedrete una bella cosa ! Continuò poscia incal- zando: Che dite delle sue Commedie? Mi piacciono: dissegli il Bolognese, e tanto bastò perchè sparisse affatto un’ombra di riso dal labbro turgido del Forestiere, e scaricasse egli un monte d’in- giurie contro le povere Opere mie. Cheto, cheto me ne stava io, godendo le grazie di quel mio padrone, allora quando entra un amico mio, e mi dice: Benvenuto, dottor Goldoni. Arrossii io me- desimo per colui, che rimase mortificato, esci dalla bottega imme- diatamente, e moralizzando sul fatto col camerata, si declsunò con- tro l’imprudenza.

Cent’altri casi simili accaduti mi sono in Venezia principal- mente, in occasion delle Maschere ai Teatri, ai Caffè, per le strade e nello strepitoso Ridotto. Questo è quell’ampio luogo, in cui fra tante savie persone che vi concorrono per onesto divertimento, si affollano i disperati e gli oziosi, i quali avendo mascherata la faccia, credono aver mascherara la lingua ancora, per non essere ricono- sciuti parlando. Dicono i fatti loro a chi non cura saperli, e fra- mischi ano con i loro anche i fatti degli altri, e a questi aggiun-

(I) Nel maggio dell’anno 1732. dd