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66 traduzioni e riduzioni

ch’io ti vuo’ dare un bel dono, perchè anche tu ti rallegri.
Vero che vino ai Ciclòpi dà il suolo, che germina il grano,
vino dai grappoli grandi, e la pioggia di Giove lo cresce:
sì, ma codesto è una vena d’ambrosia e di nettare vera
Disse, e di nuovo gli porsi del vino colore di fiamma.
Io gliene diedi tre coppe, tre coppe egli tracannò, stolto:
Ma poi che il vino fu giunto alla rete del cuor del Ciclòpe,
ecco che io, con parole soavi qual miele, gli dissi:
“Tu mi domandi, Ciclòpe, il mio nome chiarissimo, ed io
te lo dirò, ma tu dammi quel dono ospitale ch’hai detto.
Niuno è il mio nome! mia madre e mio padre mi chiamano Niuno,
e con mio padre e mia madre mi chiamano tutti i compagni
Dissi; e colui, con un animo senza pietà, mi rispose:
“Niuno per ultimo lo mangerò dopo gli altri compagni:
gli altri li mangerò prima! codesto è il tuo dono ospitale„.

ciò che succede di notte neulla spelonca

Disse, e piegatosi indietro cascò, pancia all’aria, e lì, dove
cadde, si giacque con torta la grossa cervice: ed il sonno
che doma tutto, lo prese. Erompevano fiotti di vino
dalla sua gola, e con rutti la carne degli uomini a tocchi.
Sotto la molta cinigia il mio palo sospinsi in quel punto,
fin che non fosse ben caldo, e i compagni esortai con parole
tutti, chè alcuno non desse, in un subito palpito, indietro.
Quindi allorchè la calocchia d’olivo nel fuoco, sebbene
verde, già stava per ardere, e ne traspariva già rosso,
ecco che fuor la portavo dal fuoco, io più presso, i compagni
tutti all’intorno: era un dio che nel cuor ci alitava la forza.
Essi prendendo su il palo d’olivo, appuntito la cima,
glielo ficcaron nell’occhio ed io lì, puntellatomi sopra,
che lo giravo, come uno che trapana trave da nave
con la trivella, che gli altri più sotto, attaccati alla fune,