Pagina:Serra - Scritti, Le Monnier, 1938, I.djvu/392: differenze tra le versioni

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mente; sopra tutto non è orchestrata, non ha nè dialettica nè contrappunto nè periodo; è quel che è, tutta d’un colpo, senza ombre e senza segreto: ed è intera, nella sua semplicità, non sbavata, non prolissa, ma dura, ferma, sana. Non ha sempre la stessa delizia; ma anche quando non è caduta bene e non prende valore, conserva sempre la stessa semplicità rapida e senza ritorni.
LE LE ITEltE

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È la sua natura. Non si dice con questo che sia qualche cosa di incosciente o di primitivo; solo nelle ultime prove si è rivelata; e la strada per arrivarci è stata curiosa. Soffici cominciò a scrivere degli stelloncini e delle impressioni parigine sulla ''Voce'', tornando appunto da Parigi, come pittore modernista e pratico di cenacoli e di novità; lasciava cadere quei pezzetti di carta con una bizzarria e sprezzatura di uomo che si può permettere e far perdonare tutto, perchè tanto il suo mestiere è un altro. In realtà ci metteva di molto impegno e sopra tutto uno sfoggio di colorito e di parolette toscane, che finivano a essere assai pedantesche e confondevano l’impressione in un luccichio superficiale. Seguitò poi a scrivere, con più gusto a mano a mano; facendo della polemica e poi della critica d’arte di proposito, e accanto a quella un po’ di tutto, anche della letteratura, delle prefazioni, dei saggi, dei romanzi.
mente; .sopra tutto non è orchestrata, non ha nè

dialettica nè contrappunto nè periodo; è quel che
Come tutti gli artisti veri pare che egli si sia dedicato a fare con più passione le cose a cui era meno disposto; lasciamo stare altre cose, ma la critica è stata per un pezzo la sua manìa. Scrisse un libro sopra {{AutoreCitato|Arthur Rimbaud|Rimbaud}}, per esempio, che tutti i lettori del poeta durano fatica a perdonargli ancor oggi; un libro a cui il problema puramente artistico di quella poesia e di quella sensibilità,
è, tutta d'un colpo, senza ombre e senza segreto:
ed è intera, nella sua semplicità, non sbavata, non
prolissa, mia. dura, ferma, sana. Non ha sempre
la stessa delizia ; ma anche quando non è caduta
bene e non prende valore, conserva sempre la
stessa semplicità rapida e senza ritorni.
T’ la sua natura. Non si dice con questo che
sia qualche cosa di incosciente o di primitivo;
solo nelle ultime prove si è rivelata ; e la strada
per arrivarci è stata curiosa. Soffici cominciò a
scrivere degli stelloncini e delle impressioni parigine sulla Foce, tornando appunto da Parigi,
come pittore modernista e pratico di cenacoli e
di novità; lasciava cadere quei pezzetti di carta
con una bizzarria e sprezzatura di uomo che si
può permettere e far perdonare tutto, perchè tanto
il suo mestiere è un altro. Tu realtà ci metteva
di molto impegno e sopra tutto uno sfoggio di
colorito e di parolette toscane, che finivano a essere assai pedantesche e confondevano l’impressione in un luccichio superficiale. Seguitò poi a
scrivere, con pili gusto a mano a mano ; facendo
della polemica e poi della critica d'arte di proposito, e accanto a quella un po’ di tutto, anche
della letteratura, delle prefazioni, dei saggi, dei
romanzi.
Come tutti gli artisti veri pare che egli si sia
dedicato a fare con più passione le cose a cui era
meno disposto; lasciamo stare altre cose, ma la
critica è stata per un pezzo la sua manìa. Scrisse
un libro sopra Rimbaud, per esempio, che tutti i
lettori del poeta durano fatica a perdonargli ancor oggi ; un libro a cui il problema puramente
artistico di quella poesia e di quella sensibilità,

Versione delle 16:28, 11 mar 2022


le lettere 345

mente; sopra tutto non è orchestrata, non ha nè dialettica nè contrappunto nè periodo; è quel che è, tutta d’un colpo, senza ombre e senza segreto: ed è intera, nella sua semplicità, non sbavata, non prolissa, ma dura, ferma, sana. Non ha sempre la stessa delizia; ma anche quando non è caduta bene e non prende valore, conserva sempre la stessa semplicità rapida e senza ritorni.

È la sua natura. Non si dice con questo che sia qualche cosa di incosciente o di primitivo; solo nelle ultime prove si è rivelata; e la strada per arrivarci è stata curiosa. Soffici cominciò a scrivere degli stelloncini e delle impressioni parigine sulla Voce, tornando appunto da Parigi, come pittore modernista e pratico di cenacoli e di novità; lasciava cadere quei pezzetti di carta con una bizzarria e sprezzatura di uomo che si può permettere e far perdonare tutto, perchè tanto il suo mestiere è un altro. In realtà ci metteva di molto impegno e sopra tutto uno sfoggio di colorito e di parolette toscane, che finivano a essere assai pedantesche e confondevano l’impressione in un luccichio superficiale. Seguitò poi a scrivere, con più gusto a mano a mano; facendo della polemica e poi della critica d’arte di proposito, e accanto a quella un po’ di tutto, anche della letteratura, delle prefazioni, dei saggi, dei romanzi.

Come tutti gli artisti veri pare che egli si sia dedicato a fare con più passione le cose a cui era meno disposto; lasciamo stare altre cose, ma la critica è stata per un pezzo la sua manìa. Scrisse un libro sopra Rimbaud, per esempio, che tutti i lettori del poeta durano fatica a perdonargli ancor oggi; un libro a cui il problema puramente artistico di quella poesia e di quella sensibilità,