<dc:title> Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura </dc:title><dc:creator opt:role="aut">Giacomo Leopardi</dc:creator><dc:date>XIX secolo</dc:date><dc:subject></dc:subject><dc:rights>CC BY-SA 3.0</dc:rights><dc:rights>GFDL</dc:rights><dc:relation>Indice:Zibaldone di pensieri I.djvu</dc:relation><dc:identifier>//it.wikisource.org/w/index.php?title=Pensieri_di_varia_filosofia_e_di_bella_letteratura/3489&oldid=-</dc:identifier><dc:revisiondatestamp>20100217113707</dc:revisiondatestamp>//it.wikisource.org/w/index.php?title=Pensieri_di_varia_filosofia_e_di_bella_letteratura/3489&oldid=-20100217113707
Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura - Pagina 3489 Giacomo LeopardiZibaldone di pensieri I.djvu
[p. 425modifica]e i danni e le fatiche e le sofferenze ec.; e non sostengono gli sguardi o le parole amichevoli o indifferenti di tali di cui sosterrebbero facilissimamente l’aspetto minaccioso e l’armi nemiche in battaglia o in duello. La timidità spetta, per cosí dire, ai mali dell’animo, il coraggio a quelli del corpo. L’una teme de’ danni e delle pene interne, l’altro brava i danni e le sofferenze esteriori. L’una s’aggira intorno allo spirituale, l’altro al materiale. E tanto è lungi che la timidità escluda il coraggio, che anzi ella piuttosto lo favorisce, e da essa si può dedurre con verisimiglianza che l’uomo che n’è affetto sia coraggioso. Perocché la timidità è abito di temer la vergogna, la quale assai facilmente e spesso incontra chi teme e fugge i pericoli. Onde il temer la vergogna, ch’è male, per cosí dire, interno e dell’animo, giacché nulla nuoce al corpo né alle cose esteriori, ed opera sul pensiero solo, ed ai sensi non dà noia; fa che l’uomo non tema i danni esteriori, e non fugga e, bisognando, affronti il pericolo ed eziandio la certezza di soffrirli, preponendo i mali o i pericoli esterni e materiali agl’interni e spirituali,