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<poem>Così dicea fra sè la Donna, e dove |
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Folta la strage più, di più felici |
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Estinti si pascea, vide Corrado |
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Ferite il sangue rattenea, cui tristo, |
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Disegno avea di riversar ben tosto, |
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Ma stilla, a stilla; |
Ma stilla, a stilla; insaziabil, crudo |
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Seidde in suo furor così il dannava |
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A morir sempre, e a non spirar giammai. |
A morir sempre, e a non spirar giammai. |
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Versione delle 19:05, 10 feb 2011
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VIII.
Così dicea fra sè la Donna, e dove
Folta la strage più, di più felici
Estinti si pascea, vide Corrado
Da’ suoi disgiunto, in disugual tenzone
Solo pugnar, e vender caro il suolo
Che passo, a passo, al vincitor lasciava,
E poi caderne insanguinato, e invano
Invocarne, sfidar, chieder di tanti
Mali, che quivi ei trasse, espìatrice
Unica, morte. Ahi, che il serbava il fato
A la vita, e al penar! Vendetta intanto
Meditava i tormenti, e su le aperte
Ferite il sangue rattenea, cui tristo,
Disegno avea di riversar ben tosto,
Ma stilla, a stilla; insaziabil, crudo
Seidde in suo furor così il dannava
A morir sempre, e a non spirar giammai.
Ed è questi Corrado? Oh, tal nol vide
Allor Gulnara, che tremenda alzava
Sua destra insanguinata a dettar leggi!
È desso !.... Inerme, oppresso no, dolente
Sol de la vita che gli resta. Lievi
Son le ferite, ahi troppo! eppur cercolle