Wikisource:Collaborazioni/SBM/testi/Alcune notizie storico-statistiche intorno al fiume Lambro

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ALCUNE NOTIZIE STORICO-STATISTICHE .. INTORNO AL FIUME LAMBRO Nel momento in cui si tratta di attivare un comprensorio od una società di tutti gli interessati ed Utenti delle acque del fiume Lambro dai laghi di Pusiano ed Alserio sino al confine della provincia di Milano al di sotto di Melegnano, in relazione a quanto provvidamente fu stabilito dall' I. R. Luogotenenza Lombarda col Dispaccio 24 gennao, p. p., ed in corrispondenza all'avviso 27 ora scorso dell' I. R. Delegazione Provinciale di Milan [...]bra di qualche utilità di qui esporre alcune storico-statistiche intorno a questo fiume ed ai [ma]nufatti ed opificj su di esso esistenti , le quali potranno far conoscere di quanta importanza sia la sua sistemazione pei notevoli vantaggi che possono scaturire all'agricoltura ed al commercio. Il Lambro che ha l'origine nei monti della Vallassina, scorre dal nord al mezzodì sino a Canonica, poco superiormente a Monza, quasi sempre in[...]ato fra la sua valle, a ripe alte, la maggior parte dí puddinga. Nel tratto però intermedio tra il ponte denominato della Malpensata sotto Erba ed il ponte Nuovo vicino a Mojana vagava in addietro sul terreno ghiajoso comunemente denominato Piano d' Erba, ed in questo tratto ha il nome speciale di Lambrone. Negli ultimi tempi però anche il Lambrone fu inalveato con robuste arginature, obbligando cosi tutte le acque di piena a versarsi nel lago di Pusiano. - Dopo Canonica prende la pianura coltivata e con letto angustiato dall' arte in molti luoghi, attraversa I' I. R. Parco presso Monza, indi divide in due parti quella regia città, e continuando fra la pianura attraversa a guado il canal Naviglio della Martesana in vicinanza di Crescenzago. Passa dippoi a Lambrate, servendo quivi ad animare gli opifici della R. Polveriera, indi a Melegnano, ove presentasi incassato; da qui passa al di là di Sant' Angelo per gettarsi nel Po. I principali confluenti nel Lambro sono : a) Il torrente Boa a destra superiormente al ponte della Malpensata. b) Le acque del lago di Pusiano e del lago di Alserio, il primo a sinistra ed il secondo a destra, i cui emissari trovansi nelle vicinanze del ponte Nuovo e di Mojana. c) Varj torrentelli a sinistra tra Mojana ed il Gernetto poco dopo Canonica ; quali sono il torrente Bevera , che formasi nelle vallate di Nihionno , Tabiago, Colzano, Capriano ed altri, il torrente Brovadolo in territorio di Carate, le acque del torrente Brovada che si scaricano al di sotto del ponte d'Albiate, e la valle del Gernetto poco dopo il ponte della Canonica. d) L'Addetta scaricatore della Muzza e la Vetabbia che parte da Milano. e) Il Lambro Meridionale a destra vicino a Sant'Angelo, il quale ha la sua origine allo scaricatore a destra del Naviglio Grande in vicinanza di S. Cristoforo poco lungi da Porta Ticinese di Milano. f) Varj colatori insignificanti per la quantità dello acque utili che introducono, ma tutti più o meno rifiessibili per le acque di piena. g) Le acque raccolte da varie sorgenti al nord del lago di Pusiano in un canale artefatto chiamato Gallarana, i cui proprietarj le estraggono poi a sinistra con gora dello stesso nome Gallarana avente l'incile a San Fiorano. Più le acque delle sorgenti pure di spettanza della Gallarana situate a Brianzola ed adjacenti che si estraggono colla stessa Gallarana. h) Le acque di altre sorgenti che esistono tra Incino cd il Ponte Nuovo , le quali gettansi con varie bocche nell'emissario del lago d' Alserio , fra le quali alcune hanno il nome di Ghiringhellona,

Ghiringhella, Ghiringhellina, che richiama, come vedremo, il nome di una gora che si estrae poi dal Lambro a sinistra vicino a Gernetto col nome di Ghiringhella.

i) Le acque delle varie sorgenti a destra del Lambro raccolte con canali artefatti che mantengonsi espurgati dall' Amministrazione dei beni della Corona presso Monza nelle otto bocche d' immittenza nei territorj di Merone, Lambrugo, Nibionno, Inverigo e Villa Romanò, chiamate di Lambrugo ed uniti. - I canali che prendono le otto bocche formano varie dilungate diramazioni aperte e mantenute a carico erariale. A queste acque corrisponde I' estrazione della roggia di Sovico a destra del Lambro stata aperta e guidata nel 1780 ai reali giardini di Monza, la quale è perciò chiamata alternativamente roggia dell'arciduca Ferdinando, roggia dei Giardini o roggia di Sovico. Nel tratto di Lambro dal Ponte Nuovo al Naviglio della Martesana sonovi 46 chiuse o levate, ed altre 11 trovansi dal Naviglio al ponte di Melegnano. Le levate comprese nel primo degli accennati tronchi di fiume risultano come segue : Caduta in metri 1. Levata dei mulini dello stallo del Crotta . . . 2,50 2. Levata per il filatolo dopo il mulino del Crotta . . . 0,80 Caduta naturale del fiume . . 5,00 3. Levata per il maglio . 0,90 4. Levata pei mulini detti del maglio e del leone . . 1,20 Caduta naturale del fiume . . 2,00 5. Levata pel mulino del Raggero 1,50 6. Levata pel mulino della Regolea . 4,50 7. Levata pel mulino della Ceresa .2,00 Lunghezza in chilometri: 1,000; 1,090; 2,500 8. Levata pel mulino Nuovo . . 1,90 9. Levata pel mulino della Daneda . 2,40 10. Levata pei mulini di Peregallo . 2,50 5,000 41. Levata pel mulino Fredo . . 2,30 12. Levata pei mulini del Sasso e Vecchio 2,40 2,200 13. Levata pel mulino del principe . 2,20 14. Levata pei mulini del Filo e della Resica .2 50 15. Levata pei mulini del Bistorto .3,00 2'000 16. Levata pei mulini del Torchio .2,40 17. Levata pei mulini d'Agliate e della Porenzella. 2,30 18. Levata pei mulini di Realdino . 0,90 19. Levata pe mulino del Caglio . 1,80 20. Levata pe mulino dei Frati . '2,30 3,500 21. Levata pc mulino del Ciappone . 1,50 22. Levata pe mulino Borromeo . 2,20 23. Levata pe mulino della valle del Lupo .2,- 24. Levata pe mulino d'Albiate . . 4,50 25. Levata pe mulino Sala e per la roggia di Sovico.. 2,00 5,100 26. Levata pel mulino dei Saletti . 1,60 27. Levata pel mulino della Canonica . 2,10 28. Levata pel mulino delle Monache e due bocche . 1,40 29. Levata pel mulino di mezzo . 1,80 30. Levata pel mulino di Gerno e per la cartiera di Peregallo . . 1,50 31. Levata pei due mulini detti pure di mezzo e per la roggia Ghiringhella . 1,20 32. Levata della bocca Ghiringliella e dei mulini della Folletta e Mulinetto . 1,30 33. Levata della bocca Gallarana e dei mulini di Pietro e Paolo 1,40 31. Levata dei mulini e cartiera di S. Giorgio 2,30 35. Levata dei Bertoli per la bocca dei Frati e mulini asciutti . 2,10 36. Levata pel mulino del Cantone . 0,70 37. Levata per due bocche e mulini delle Grazie . . 2,60 38. Levata denominata di S. Gherardino 1,50 39. Levata per una bocca da lavanderia e due mulini detti di San Gio- vanni Battista 40. Levata pei due mulini detti del Castello . . 2,80 41. Levata del Gasletto per la bocca dello stesso nome 2,00 42. Levata d' Occhiate per la bocca Malnido .. 2,30 43. Levata per la bocca di Sesto . 2,00 8,210 44. Levata per la bocca Biraga . 0,40 45. Simile per la bocca Faccione 0,50 46. Ultima levata o travaccatore del Lambro .. 2,90 Totale 90,80 40,000 Le bocche per l' estrazione delle acque dirette all' irrigazione che esistono sul fiume Lambro nel. tronco compreso tra i laghi di Pusiano e d'Alserio ed il naviglio della Martesana si distinguono in bocche libere dette volgarmente aperte, ed in altre vincolate ad orario e chiamate comunemente chiuse. Le bocche libere hanno diritto di estrarre dal fiume in tutto l'anno e senza alcuna limitazione tutta quella quantità d'acqua che può essere regolarmente derivata in virtù degli appositi sostegni. Tali sono le bocche: 1. Di Sovico che si estrae alla destra. 2. Ghiringhella a sinistra formante un comprensorio. 3. Gallarana a sinistra pure in comprensorio (1). 4. Dei frati a sinistra. 5. Manganella 6. Rizzarda e S. Vittore a sinistra formante un comprensorio 7. Lupa sotto Monza a sinistra. 8. Del Gasletto a destra. 9. Del Malnido. 10. Di Sesto a destra. 11. Biraga 12. Del Faccione a sinistra. 13. Dell' Abbazia


(1) La roggia Gallarana si estrae dal Lambro superiormente all' I. R. Parco presso Monza, vicino alla Santa, comune di Villa San Fiorano, con una bocca a paratoje mosse continuamente onde proporzionare la sua derivazione d'acque alla quantità che si immette nel Lambro stesso dalla roggia del medesimo nome collo sbocco posto superiormente al Ponte Nuovo ed egualmente modellato; vi si aggiunge altezza di un' oncia del braccio di Milano (0.m 05) in corrispettivo delle acquespettanti al medesimo comprensorio della Gallarana ed immesse senza misura nel Lambro nei comuni di Brianzola ed adjacenti, derivandola dalle fontane Bízzozzero di ragione dello stesso comprensorio della Gai!arana. Il movimento e regolamento delle paratoje diretto a proporzionare all' immissione la derivazione delle acque, è affidato al custode del fiume Lambro che è altro dei subalterni dell' I. R. Direzione provinciale delle pubbliche costruzioni in Milano. L'asta della roggia dopo il passaggio fra cinque mulini già di ragione Recalcati entra nel recinto del Parco, nel quale colla larghezza di 1 .m75 circa si mantiene per il giro di 1100.m circa. Uscita di là, dirama le acque sui beni dei proprictarj uniti ab antiquo in consorzio a cui presiede un conservatore tolto dal loro numero. Il consorzio di Gallarana ha il carico esclusivo di manutenzione dell'asta o degli edificj, non che dello spurgo, o l'obbligo di alimentare in un determinato orario della stagione estiva e dipendentemente da antiche convenzioni tre bocchelli posti lungo la sponda destra corso d' acqua, coi quali vengono irrigati alcuni fondi erariali racchiusi nell' I. R. Parco, un fondo di ragione Mellerio ed altro fondo di ragione Erba. I tre proprietarj dei terreni cosi irrigati Queste bocche tutto che libere di orario hanno però altri vincoli a seconda di circostanze loro particolari. Talune sono obbligate a ritornare le colature al Lambro dopo il competente uso dell' acqua per l' irrigazione, ed a questa categoria appartengono quelle alli numeri I, 5, 6, 7, 8, 9, 40 e 12. Le altre disperdono le colature senza alcun vincolo al fiume. Agli utenti delle bocche 4, 2 e 5 incumbe l'obbligo d' immettere nel Lambro una perenne quantità d' acqua proporzionata al loro diritto di estrazione, ciò che viene procurato cogli spurghi generali ed annuali dei loro capo-fonti immittenti nel fiume, i quali sono sorvegliati durante la loro esecuzione dal custode del fiume stesso. Tutte le suddette bocche sono modellate con semplici stipiti e soglie di pietra da taglio , le cui dimensioni non porno variarsi da quelle state loro originariamente assegnate.

sono negli atti distinti col nome di bocchellarj della Gallarana, a differenza dei proprietari della medesima roggia che sono chiamati utenti. Per reciproco vantaggio dei bocchellarj e degli utenti si trovò conveniente di cambiare l'orario ed il modo di derivazione delle acque a favore degli stessi bocchellarj; all'orario antico nel giro di giorni nove e per tutte le feste e vigenti e levate o soppresso, venne sostituito un orario nel più naturale giro di giorni al modo di derivazione così detto a roggia scorrente, col quale uha parte delle acque seguiva sempre l'asta della Gallarana ed una parte maggiore o minore secondo i casi. scaricavasi nei tre bocchelli, fu sostituita la derivazione a roggia piena coll' uso di paratoje chiudenti tutta la Gallarana inferiormente ad ogni bocchello. II nuovo orario e modo di derivazione venne attivato nel I827. Le bocche chiuse prendono questa denominazione dalla circostanza che esse non possono godere delle acque del fiume fuori dell' orario loro assegnato. Di tale natura sono tutte le altre bocche esistenti sullo stesso fiume e tutte le bocchette estraenti dalle gore o roggie molinare dirette ai diversi opiticj. Le bocche chiuse che si derivano dal fiume sono sette. Le bocchette, ossia quelle che si derivano dalle gore dei mulini, sono 514, di cui 8 grandi e 16 piccole. L' orario assegnato a queste bocche cade in tutte le vigilie delle domeniche e delle altre feste occorrenti fra l'anno, ma soltanto dalla Madonna di marzo a quella di settembre, e la durata di questo orario è di ore 24 (1). Anche queste bocche sono modellate come quelle libere e tutte indistintamente devono ritornare al Lambro le colature dopo l' uso dell' acqua loro competente. Le roggie che si derivano dal Lambro a vantaggio dei diversi opificj sul medesimo esistenti non hanno alcun vincolo nè d'orario, nè di modellazione, e dopo l' uso cui sono destinate devono necessariamente ritornarsi al Lambro. (1) Da una visita praticata al fiume Lambro nel 1843, nel tronco compreso tra il lago di Pusiano ed il naviglio Martesana, si sarebbe rilevato che la superficie del terreno che viene irrigato colle suddette bocche risulta di pertiche milanesi 1100 circa. Noi però abbiamo argomento di credere chequesta misura sia molto al di sotto del vero, e che la superficie bagnata dalle acque del Lambro estratto nel modo suindicato possa ascendere a più del doppio di quanto venne indicato. Le bocche che estraggono acque per le lavanderie od altri opificj, la cui situazione non è immediatamente prossima al fiume sono anch' esse libere, ma le colature devono rimettersi al Lambro senz' altra deviazione. I mulini non sono tutti forniti degli opportuni scaricatori o spazzere, alcuni perché sono resi inutili dalle circostanze stesse della loro situazione, altri perché abusando i possessori od affittuali dei diritti loro competenti hanno già da tempo immemorabile convertite le spazzere in canaloni collocandovi quindi arbitrariamente de' rodigini oltre il numero accordato al mulino. Gli opifici che incontransi sul Lambro dal ponte Nuovo al naviglio della Martesana, tratto della lunghezza di chilometri 40, sono : Nella provincia di Como : Mole da grano N. 34 Mole da olio o molazze " 1 Per magli " 3 Per filatoi " 2 Totale . . N. 40 Nella provincia di Milano: Mole da grano . . N. 242 Mole da olio o molazze  » 10 Mole d' armi » 1 Filature di cotone » 5 Sega di legnami . 1 Cartiere . 4 Totale . . N. 233 Quindi complessivamente i rodigini esistenti su questo tratto di fiume ascendono a n.° 273. Dal naviglio a Melegnano le 11 levate servono alle segiuenti estrazioni, cioè per sei roggie a sinistra e cinque a destra fra cui vi è la levata quinta sostenente le acque per l' I. R. Polveriera di Lambrate: Alcune levate diramano con breve giro altri canali per piccole irrigazioni, come giù si disse, i cui coli ritornano tosto nel Lambro. - Le levate attraversano generalmente il letto intero del fiume per meglio facilitare le deviazioni d' acqua. Dal Naviglio a Melegnano la lunghezza è di chilometri 22,50. Su questo tronco di fiume s' incontrano i seguenti opificj, cioè: Mole da grano N. 20 Mole d' olio " 3 Cartiera " 1 I. R. Polveriera di Lambrate " 1 Il tratto da Melegnano al Po lungo chilometri 43 serve unicamente per colatore, non essendovi nè levate, nè opificj. Il fiume Lambro in generale non ha arginatura, scorrendo la massima parte incassato. Soltanto lungo la tratta di fiume compresa tra Monza ed il Naviglio della Martesana vi sono due argini , il primo lungo metri 150 circa che difende la vigna Baraggioia in territorio di S. Alessandro della prebenda arcipreturale di Monza , che però non è di molto rilievo. Il secondo è quello in territorio di Cologno, che munisce la sponda sinistra dal ponte di Balzerolo per metri 150 discendendo. Questo argine fu costrutto a spese del pubblico Erario in concorso dei privati frontisti allorché il fiume minacciava di invadere il naviglio Martesana , e si mantiene tuttora dallo stesso Erario. Il Lambro non serve nè alla navigazione, nè alla flottazione , va soggetto a piene ordinarie annuali per lo più in primavera ed autunno in causa di pioggie insistenti, poca influenza avendovi le nevi, giacché ì monti della Vallassina , da cui ritrae la più lontana origine, hanno le chine elevate non più di metri 1705 sul livello del mare , e non più di di metri 1492 sul lago di Como, elevato sul mare metri 213. Il lago di Pusiano mandò sempre le sue acque al Lambro con un emissario che ora dicesi I' antico perché altro emissario artefatto fa eseguito nel 1811, ma che non venne mai attivato legalmente e regolarmente, come vedremo. Questo lago ha un bacino ad acque magre dell' estensione di tornature 541 circa ( pertiche milanesi 8270 circa), di figura approssimativamente all' ovale col diametro maggiore da nord-est a sud-ovest di chilometri 3,800, ed il diametro minore di chilometri 2,200 circa, ed il perimetro di chilometri 40,400. Racchiude un' isoletta verso ponente, di pertiche milanesi 29,9, la sola che sia censita ( ha l'estimo di scudi 137 4 4). Il pelo magro è inferiore di metri 2,20 alla soglia della portina laterale alla chiesa parrocchiale di Pusiano. Sul pelo magro si alzano le acque ordinarie di piena annuale, circa metri 0,60 e la piena massima del 1801 si elevò altri metri 1,60. La profondità maggiore del lago sotto il pelo magro è di circa metri 27. Il suo fondo è generalmente arenoso-ghiajoso meno la parte verso I' antico emissario che è fangoso e molle. Supposto un abbassamento del pelo magro di metri 4 si scoprirebbe all'ingiro una zona larga dai 20 ai 30 metri circa, la quale verso all' incile dell' antico emissario s' allargherebbe sino a metri 180. Il punto culminante del fondo dell' emissario antico era determinato da una soglia chiamata pietra di San Giovanni per le ragioni che vedremo in seguito; ma nelle recenti ispezioni fatte praticare tal pietra non si è finora rinvenuta per essere stata forse o coperta dal fango od estirpata. Alimentano il lago di Pusiano: l.° Le acque provenienti dalle circonvicine vallette , denominate Valnova, Paradiso e Fiumicello. 2.° Le acque provenienti dall' elevato lago del Segrino, posto al nord, le quali prima d' entrarvi dànno moto a due mulini da macina. 3.° Le acque del Lambrone che per l'addietro vi si gettava naturalmente e disordinato, ma che in questi ultimi tempi venne inalveato mediante robuste inspallature cd arginature a carico di tutti gli interessati. Le sue piene, sebbene momentane, sono sempre spaventose, le quali si elevano sino a metri 2 sotto il ponte della Malpensata che ha una corda di metri 17,50, ed è preceduto e susseguito da un letto col pendio dell' uno e più per cento. 4.° Occulte scaturigini e sorgenti proprie , la cui perenne azione è dimostrata evidentemente dal continuato deflusso di acque dall' emissario antico anche nel tempo delle più ostinate siccità, nè mai avvenne che cessassero affatto o si abbassassero sotto il livello della soglia dell' emissario largo metri 5, sulla quale scorrevano alte le dette acque magre circa met. 5,50. È probabile che alcune scaturigini ricevano alimento dal vicino lago d'Alserio, le cui magre sono elevate su quelle del lago di Pusiano circa metri 1,50. Il lago di Pusiano fu sempre riguardato come una proprietà privata, quantunque i suoi caratteri fisici e l'uso a cui serve per comunicare con barche più brevemente dall'uno all'altro dei paesi abitati che lo circondano, dimostrano che non è più suscettibile di privata proprietà. Pare però che colla privata proprietà del lago siasi confuso il diritto esclusivo e privato della pesca nel medesimo , la quale fu sempre ed è tuttora del notevole prodotto di oltre lire diecimila. Il Capitolo della Chiesa di San Giovanni di Monza orane anticamente il proprietario, e lo vendette colla riserva di ragioni sulle sue acque decorrenti nel Lambro. Serviva a regolare 1' antico emissario la soglia denominata pietra di San Giovanni, come abbiamo veduto. Ciò risulta particolarmente dall' istromento 5 giugno 1589 negli atti del notajo e cancelliere della Curia Arcivescovile di Milano, Pietro Scotti. Le acque riservate dovevano essere dirette colla roggia molina che si estrae a sinistra sotto Monza all'irrigazione dei beni già dello stesso Capitolo, denominati di Occhiate e Malnido , i quali beni dopo le vicende politiche di Lombardia del 1796 passarono colle ragioni ai medesimi attinenti in private mani. Poichè dopo l'alienazione del lago fatta dal Capitolo di San Giovanni di Monza nel secolo decimosesto le cose sono rimaste nel medesimo stato sino sul finire del secolo decimottavo, trovasi inutile di indicare i diversi passaggi di proprietà. E soltanto si farà notare che il 2 aprile 1765 il lago veniva acquistato con altri beni dal marchese Molo, dal quale poi si vendeva a D. Gerolamo D'Adda il 27 settembre 1805. Successivamente si acquistava dall'appanaggio del Principe Eugenio l'11 marzo 1812; poi dalla ditta Pietro e Fratelli Marietti il 1.° ottobre 1831. Essendo il Lambro in molte stagioni scarsissima di acque, si è sempre pensato di impinguarlo nelle maggiori siccità col derivare dal lago di Pusiano una quantità d'acqua maggiore dell' ordinaria defluente dall'antico emissario , abbassandone il suo pelo col mezzo di altro emissario artificiale per riempirne poi il vuoto formatovi col mezzo del Lambrone che perciò venne forzato a versarvi tutte le maggiori e minori sue piene. A questa idea che veniva concepita dall'avvocato Diotti, si riferisce la sua convenzione 17 aprile 1797 col marchese Molo in allora proprietario del lago o, per meglio dire, della sua pescagione, nella qual convenzione era implicato un capo-mastro Bellino, il quale associato ad un ragio- niere Alberganti aveva assunto l' obbligo dell'esecuzione dei lavori creduti bastevoli a realizzare detta idea. Gli eredi del marchese Molo imposero a Don Gerolamo D'Adda I' obbligo di rispettare detta convenzione che non ebbe mai effetto, e l'obbligo stesso fu imposto dal D'Adda all' appannaggio reale del principe Eugenio. Il sostanziale della convenzione del 1797 era di compensare colle maggiori acque derivatili in Lambro col suindicato mezzo tanto le spese poi lavori all' uopo abbisognevoli quanto il proprietario del lago pel danno presumibile nella pesca, e di avere un largo premio per I' inventore del progetto, premio che lo stesso avvocato motti valutava fino lir. 705090 italiane in occasione che a nome del viceré Eugenio gli fu richiesta nel 1810 la rinuncia al diritto di simile beneficio. Pretese sì elevate, per la cui tacitazione era però stata offerta la ragguardevole somma di lire 74,000 italiane nel 1809, ritardarono l'attivazione del nuovo emissario del lago stato ordinato dal vice-reale Decreto 47 gennajo 1809 cd a spese del fondo straordinario d'acque e strade completato nel 1811 dietro progetto di dettaglio dell' ingegnere Carlo Parea nella vista precipua di impinguare le acque dirette al parco ed ai giardini di Monza (1). (1) L' edificio pel nuovo emissario ha la sua soglia più depressa di 2.m 90 dal pelo magro del lago, cosicché coll'aprimento delle cateratte si potrebbe abbassare di questa misura lo stesso pelo, da cui si otterrebbero 15 milioni e 689 mille metri cubici di acqua. Se pertanto si avesse un canale d'estrazione della sola portata di 50 once Le straordinarie pretese del Diotti in corrispettivo del diritto da lui e da' suoi soci acquistato colla convenzione del 1797 non poterono mai essere appianate, cd impedirono sempre l'attivazione del nuovo emissario del lago, dal quale per ciò non può riguardarsi sinora alterata I' antica fisica condizione del lago medesimo. Intanto nuove vicende politiche dell' Italia resero meno rapido l'andamento degli straordinari affari amministrativi, fra' quali fu sempre enumerato quello di cui ora si ragiona, quand' anche alcuni interessati nel medesimo avessero tentata la via dei tribunali giudiziarj. È già stato avvertito che il nuovo emissario del lago di Pusiano costruito dal 1809 al 1811 a spese de' fondi straordinari d' acque e strade del cessato Regno d' Italia non fu mai posto in uso. All'attivazione di quell'emissario per lo scopo di produrre a Vicenda un aumento nelle acque scarse nel Lambro col deprimere il pelo del lago gettandovi le piene del Lambrone, dovevano precedere le convenzioni cogli inferiori utenti di Lambro state tentate varie volte, ma non inni condotte a fine per le soverchie pretese in corrispettivo delle acque attualmente definenti e che defluirono sempre dall' antico emissario. Gli stessi Lambristi erano su di ciò tra loro discordi,


magistrali milanesi, in meno di dieci giorni verrebbe smaltita tutta la suddetta quantità d'acqua, ed il vecchio emissario rimarrebbe in assecco quando non vi fossero altre immittenze superiori che sopperissero alle fatte sottrazioni. La spesa per la costruzione di questo edificio fu di circa lir. 100,000 italiane corrispondenti ad austr. lir. 114942. mentre alcuni si acquietarono al corrispettivo di once 8 magistrali in estate ed once 3 jemali , altri invece ne volevano once 50 in estate od once 50 nell' inverno. Non si vede però dietro quale fondamento potessero sperare di avere tante acque col nuovo emissario, mentre le sorgenti superiori ed i laghi che alimentano il Lambro non sembra che possano somministrare una si ragguardevole quantità d' acqua. E lo stesso Diotti non calcolava nel suo progetto che di poter avere circa 90 oncie magistrali milanesi d' acqua in aumento di quella che attualmente definisce. Da un altro canto qualunque fossero le convenzioni per simile oggetto, dovevano sempre essere approvate dall'Autorità Governativa, poichè il Lambro si ritenne fin qui come fiume regale stato sempre soggetto alla governativa sorveglianza. Ciò era appoggiato dall' editto 20 aprile 1594 e dalla lettera a stampa 12 agosto 1692 del Magistrato delle ducali entrate. Somministrarono la medesima prova i più recenti editti 26 luglio 1756 e 20 dicembre 1782 del Regio Magistrato Camerale dello Stato di Milano. Per tutte queste cose rimasero come erano nel 1765 i rapporti di diritto tra gli utenti del Lambro ed i proprietari del lago di Pusiano. Gli è certo però che il progetto dì aumentare le acque nel Lambro col mezzo del lago di Pusiano da considerarsi come un serbatoio nel tempo delle maggiori siccità, è cosa di non lieve importanza anche per le conseguenze che ponno derivare, per cui do- vrebbe sempre concorrere la pubblica amministrazione, la quale forse avrebbe bastanti titoli per non lasciare tra le mani dei privati simile operazione sia pel carattere del fiume Lambro stato sempre sottoposto alla pubblica tutela , sia perché le acque del lago di Pusiano non vennero forse alienate se non per ciò che riguarda la pescagione, trattandosi che su di esso concorrerebbero molte circostanze per poter dichiarare lo stesso lago siccome una proprietà inalienabile. In mancanza di discipline particolari che provvedano al regolare andamento di questo fiume, vennero fin qui adottate le disposizioni contenute nelle due Gride l'una del 26 luglio 1756, l' altra del 20 dicembre 1782, le quali dietro ordine dell' I. R. Governo venivano ristampate nel 1852, per la più comune intelligenza del loro contenuto. La Grida del 26 luglio 1756 prescriveva quanto segue in vista dei molti disordini che si verificavano nel fiume Lambro a pregiudizio del pubblico e privato interesse; cioè : 1.° Che non si dovessero divertire le acque del fiume, ma che si lasciassero decorrere nel suo alveo, non essendo facoltativo di usarle per adacquar prati se non dietro la dovuta licenza, privilegio o concessione regia, sotto la pena in caso di trasgressione di scudi trecento. 2.° Che tutti gli utenti delle acque del Lambro non dovessero usurpare nè eccedere nel godimento delle stesse acque, oltre il limite delle rispettive concessioni , minacciando i trasgressori di far chiudere loro le bocche di derivazione. 5° Che niun mugnaio nè altro proprietario dei mulini esistenti sul Lambro si facesse lecito di far produrre alcun rigurgito nelle sue acque trattenendole in qualsiasi modo, dovendo gli stessi mugnai e proprietari lasciar decorrere le acque nei rispettivi scaricatoj (spazzere), obbligando quelli che non avevano gli scaricatoj a farli costruire nel termine di otto giorni dopo la pubblicazione della Grida, affinaè le acque potessero defluire liberamente nell'alveo del fiume. I trasgressori dovevano essere puniti con una multa di scudi cento. 4.° Che tutti quelli che avevano il diritto di tenere una bocca, un bocchello, un incastro o cavo qualunque per estrarre le acque dal fiume Lambro, e che trovassero in qualsiasi modo la bocca rotta o dissestata, dovessero tosto ripararla riducendola in istato regolare, lasciando per tale operazione il termine di un mese, decorso il quale si sarebbe fatto eseguire il lavoro d' ufficio ed a spese del renitente proprietario. 5.° Che nel termine di quindici giorni dalla pubblicazione della Grida venissero otturate tutte le incanalature (scanoni) che si trovassero lungo le sponde del fiume, riparando anche a qualunque rottura, onde non succedesse alcuna distrazione di acqua, sotto la pena di farli otturare d' ufficio a spesa dei proprietari renitenti, oltre alla multa di scudi cento. 6.° Che restava assolutamente vietato a chiunque di praticare alcuna chiusa attraverso del fiume, nè lungo le sponde del medesimo, nè costruire pendii, nè ripararli qualora vi esistessero, nè mettere vinti-nate od altri ostacoli sotto qualunque titolo di riparazione o difesa senza I' espressa licenza del Magistrato Camerale dello Stato di Milano , il quale secondo la qualità dei casi si riservava di giudicare se fosse necessaria una visita , oppure se bastasse l'assistenza del camparo per l'opportuna provvidenza, e ciò sotto la pena di scudi duecento onde cosi tu- telare gli interessi degli utenti inferiori non meno che il naviglio della Martesana, nel quale vanno a scaricare le acque del Lambro. 7.° Che non fosse lecito di pescare in detto fiume eccettuati quelli che ne possedevano il diritto da riconoscersi dal Magistrato Camerale; proibendosi inoltre di dar l'esca al pesce sotto le medesime pene indicate superiormente. Oltre le suddette prescrizioni si ingiungeva inoltre nella precitata Grida di ubbidire agli ordini che sarebbero stati dati dai campari, prescrivendo la tangente che' doveva pagare ciascun mulino pel mantenimento degli stessi campari. I campari, giusta quanto veniva stabilito nella ripetuta Grida, dovevano essere due, l'uno dei quali doveva invigilare il tronco di fiume dai laghi di Pusiano e di Alserio sino a tutto il territorio di Crescenzago, l'altro era destinato per la sorveglianza del tronco inferiore sino allo sbocco nel Po. Queste ultime determinazioni però furono tolte in seguito alle disposizioni posteriori, non trovandosi attualmente che un custode nella provincia di Milano ed appartenente alla Direzione provinciale delle pubbliche costruzioni, al quale spetta fra gli altri obblighi inerenti al proprio impiego anche quello della vigilanza del fiume Lambro dai laghi di Pusiano e di Alserio discendendo sino al confine della provincia di Milano. L' altra Grida del 20 dicembre 1782 conteneva quanto segue: Il camparo applicato alla sorveglianza del fiume Lambro doveva ogni anno prima della Madonna di marzo (25 dello stesso mese) visitare i capi-fonti che alimentano il detto fiume, onde rilevare se erano stati espurgati e se realmente somministravano tutta quella quantità d' acqua di cui potevano essere capaci. A questa visita dovevano pure intervenire gli interessati onde concertare. e stabilire la quantità dello spurgo od altre riparazioni che potessero abbisognare. Le risultanze di questa visita dovevano essere rassegnate alla Superiorità. Non intervenendo alle dette visite gli interessati, qualora constasse legalmente d'essere stati avvertiti, il Magistrato Camerale dava piena fede al camparo, ordinando I' esecuzione di tutte le opere occorrenti, il cui importo doveva però essere rimborsato dagli utenti delle acque in proporzione degli interessati che ciascuno aveva, oltre un' equa ricompensa al camparo stesso per la sorveglianza che doveva prestarsi dal medesimo ai suddetti lavori. Si proibiva di gettare nel fiume terra , rottami od altro , ne di estrarre sabbia, se non che dai ghiajati , ritenuto però che anche per questi non si dovesse eccedere il piano naturale del fiume, proibendosi di fare qualunque scavo, fosse anche per estrarre la sola ghiaia o sabbia. Qualora ad alcuno abbisognasse di estrarre le dette materie , doveva innanzi tutto rendere avvisato il camparo (I), correndo obbligo al medesimo di sor-


(1) Attualmente corre obbligo a coloro che vogliono estrarre delle materie dal fiume Lambro di fare regolare domanda all'I. R. Delegazione Provinciale, la quale in ogni caso prescrive quelle condizioni che giudica più opportune, affinché dagli scavi non ne derivino pregiudizi né ai proprietari dei fondi fronteggianti, nè agli utenti delle acque. vegliare tutte le escavazioni che si praticavano , riferendo alla Superiorità nel caso che da taluno si fossero operate delle innovazioni o lavori assoluta. mente proibiti. Le varie tortuosità esistenti nel fiume Lambro, essendo causate dalle piante che cadono nel suo letto, le quali formando poi un respingente obbligavano lo acque a corrodere la sponda opposta, si obbligava il camparo di avvertire immediatamente il proprietario delle piante cadute perchè fossero levate nel termine di tre giorni , passato il quale infruttuosamente si trovava autorizzato il camparo di farle levare egli medesimo trattenendo le piante in compenso delle spese I ceppi e le grosse radici che venissero trasportate dalle piene del fiume si ritenevano di proprieta del camparo, che aveva però l'obbligo di estrarle, a meno che non fosse stato concludeutemente provato a chi esse appartenevano. Riconoscendosi dannosa all' interesse della Camera e dei terzi la macerazione del lino nell' alveo del fiume lauthro, non potendo per essa propagarsi il pesce, veniva assolutamente vietata; essendo perciò obbligato il camparo di riferire qualora fosse stato trasgredito a tale ordine. A. C. [immagine]