Wikisource:Stamperia/Dell'obbedienza del cavallo/Parte IV - Parte IV - Casi particolari seguiti

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Casi che provano ch’è falsa l’opinione, che il rifiuto che fa la cavalla dello Stallone sia segno d’esser pregna, e che essendo in questo stato non lo riceva, e che insieme mettono in vista qual sia il rischio che si corre nel dar lo Stallone a mano.

Il dì 22. Aprile 1742. Dato lo stallone alla Cavalla chiamata Portalance Baja, ch’era in caldo, benchè fosse pregna, senza che si sapesse, si lasciò coprire dal medesimo tre volte nel sopraddetto giorno, essendo ambedue in campagna sciolti, ed il dì 15. Agosto susseguente figliò.

Il dì 2. e 3. Maggio dell’anno 1754. riconosciuta dal Cavallo a prova, che la Cavalla Bell’Infante Baia era venuta in amore, fu fatta coprire dallo stallone destinatoli a mano nei sopraddetti due giorni quattro volte, una la mattina, ed una la sera, e ricusato ch’ebbe dipoi lo stallone fu rimessa assieme seco in campagna sciolta in piena libertà, e ciò non ostante non fu più coperta, e il dì 5. del giugno susseguente si sgravò d’una lattonzola sana, e fresca.

Il dì 15. Maggio 1739. Dato lo stallone a mano alla Cavalla chiamata Senza Fede, Morella, perchè non aveva segno alcuno d’esser pregna, sceso ch’egli fu abortì d’un maschio della grossezza d’un grosso topo; seguitò ciò non ostante a lasciarsi coprire dal medesimo infruttuosamente.

Il dì 8. Aprile 1747. Coperta a mano la Sargentina Morella da un Somaro, essendo in caldo, due volte, in capo a sei giorni abortì d’un lattonzolo, che fu giudicato essere d’otto mesi.


Casi che provano esser falsa l’opinione che debbasi aspettare che le Cavalle siano d’età matura prima di sottoporle allo Stallone.

Il dì 4. Giugno la Stacca-Baia chiamata Fioretta (diconsi stacche le Cavalle giovani che non sono annomate, perchè non si dà loro il nome che di quattr’anni, quando si danno la prima volta allo stallone) prese da se in campagna di tre anni lo stallone, onde l’anno dopo il sopraddetto giorno che aveva quattr’anni si sgravò d’un parto doppio, cioè d’una femina morta e d’un maschio, che sopravvisse due ore senza ricevere nocumento, di maniera, che se le fece allevare altro lattonzolo, che si levò di sotto a una Cavalla che aveva poco latte, e fece l’allevatura a maraviglia bene.

Nelle Vacche selvatiche che non portano che nove mesi, bene spesso vi sono di quelle che figliano di due anni, e che per conseguenza pigliano il Toro di un anno, ed in quelle di Cascina che hanno maggior governo e assistenza, segue questo caso spessissimo, come io ho veduto con i miei occhi, ciò che prova che non può darsi regola alla natura, come da alcuno presumesi, ma ch’è forza di fecondar le sue tracce per non s’ingannare;


Casi che provano la gelosia de’ Cavalli.

L’anno mille settecento quarantuno convenne levare dalla camerata dello stallone sciolto in campagna la Cavalla Bell’Infante Falba, perchè non permetteva a forza di calci e di morsi che questo s’accostasse ad altre Cavalle, e tenuta dieci giorni lontana da esso, e rimessa dipoi nella sopraddetta camerata fece l’istesso, e l’anno dopo figliò.

Questo è un caso che segue continuamente quando si danno li stalloni sciolti in campagna, ed è quello che obbliga i custodi ad invigilare per impedire gli sconcerti con separar dal branco tali Cavalle, dopo che sono state montate per tutto il tempo che lo stallone ha di bisogno per coprire anche l’altre, e deve solo rimetterle in camerata, quando tutte sono restate sodisfatte; l’antipatia si è provata abbastanza al suo luogo; ond’è superfluo qui addurne prove maggiori con altri casi di fatto.


Casi che meritano l’attenzione dei Filosofi, e che saranno di soddisfazione agli amanti delle novità.

A dì 23. Aprile 1741. cascò morta la Cercaselve B. S. ch’era in campagna con lo stallone, e fattala sparare si trovò aver il budello dell’ano strappato, onde si venne in cognizione, che lo stallone aveva sbagliato vaso; e questa fu la causa della sua morte improvisa.

L’anno 1741. il Cavallo Sultano stallone ritirato in stalla, nel tempo ch’era alla monta in campagna, si conobbe che gli era venuta la scolazione, indi buttò diverse ulcere lungo la verga, e per quanta diligenza si usasse non si potè impedire che smagrisse, e si andasse sfacendo dopo gli enfiò il pisciorale e la pancia, e l’enfiagione andata serpeggiando per tutta la vita si andò a fermare nelle gambe d’avanti restando libero in tutte le altre parti, senza però che la scolazione li cessasse, ancorchè moderata alquanto; fu presa la risoluzione di mandarlo all’acque minerali, assieme con un altro che pativa di stiramenti di nervi pure nelle gambe d’avanti; appena egli entrò nel bagno restò quasi del tutto disenfiato e nella seconda bagnatura anche migliorò; ma dopo la terza tornato nella stalla restò attrappito senza potersi più muovere, e dopo tre giorni morì, e fattolo aprire li si trovarono i nervi delle gambe d’avanti marciti, avendo le viscere, il cuore, il fegato, ed il polmone sanissimi, e all’opposto l’altro che per quindici giorni fu bagnato mattina e giorno restò perfettamente guarito.

L’anno 1740. Peppoli Morello stallone, essendo in stalla si messe a rignare, e si armò, e restò incordato, di maniera che cominciò subito a tremare e gettarsi in terra, ed applicatili i medicamenti opportuni, si trovò nonostante poco dopo allentato, e con le budella sostenute dalla borsa, le quali li furono subito rimesse al suo luogo, ed essendogli stati fatti i medicamenti necessari guarì perfettamente, di maniera che l’anno dopo rifece la sua funzione ed impregnò molte Cavalle, e solo li restò difficoltà di respiro, ma questo non l’impedì di seguitare a servir di stallone.

L’anno 1743. il 17. di Maggio nel branco dei Polledri ne morì uno chiamato Traccagnino Bajo, al quale si trovò il cuore di smisurata grandezza, perchè non era meno di mezzo braccio di larghezza da tutte le parti, pieno di siero accagliato, e la grossezza che circondava il vuoto, si trovò di circa tre dita di sostanza; nè se ne potè rintracciare quale potesse essere stata la causa.

Il dì 26. Aprile 1747. le stallone chiamato Tigre perchè era tigrato, essendo in campagna che correva dietro a una delle sue Cavalle, armato per montarla, nell’istesso tempo si fermò tutt’a un tratto, e cominciò a tremare e traballare, ed indi cascò morto in terra, e sparato non si trovò niente di guasto, e non era nè pure incordato.

Il dì 30. Maggio 1749. morì lo stallone Asiatico Turco, in campagna, in tempo della monta, ed apertolo si trovò che gli era scoppiato il budello grosso.

Il dì 30. Aprile 1758. Aquilone Barbero stallone, essendo in campagna con la sua camerata fu trovato con una enfiagione, che li pigliava tutta la testa, e tutto il collo, e si vidde che la medesima era piena di vento, si fece perciò lancettare, e per tutto alla lancettata sventava, ma siccome subito si riserravano i fori fatti, così convenne fargli cinque lacci, due alle parti del collo, due alle spalle, ed uno al petto, e dopo due giorni svanì l’enfiagione, e sei giorni dipoi, si rimesse in campagna al suo uffizio.

L’anno 1752. era seguito l’istesso a Mascherino, Cavallo spagnuolo, ma questo lancettato che fu, e stropicciatali la testa e il collo con aceto e sale, immediatamente restò guarito.

Il dì 11. Agosto 1758. Morì la Cavalla detta Burattina, che aveva sotto una lattonzola mula, benchè ella avesse l’età di 21. anni. Restata senza madre la muletta, si messe intorno alla Sargentina, Cavalla di riforma, di cui non s’era trovato esito, perchè erano dodici anni che non figliava, ed allora ne aveva ventiquattro, ma siccome questa era di compagnia di sua madre, s’adattò a lasciarsi puppare, e da questo venne, che non ostante le sopraddette critiche circostanze, con stupor di tutti, le venne il latte di tal consistenza, che non solo fu bastante a liberare dalla morte la muletta, ma a ringrassarla, ed a riaverla dallo stento sofferto per tutto quel tempo che restò senza latte, perchè questo non venne alla balia che dopo dei giorni, ed ella fu costretta a campare con quel poco di nutrimento che riceveva dall’erba, che strappava coi denti, in tempo che la campagna era spogliata; e però patisce in questo anche il bestiame grosso; feci fare dai professori l’esame del latte, e si trovò di quella consistenza che si poteva desiderare in Cavalla giovane, ciò che fu comprovato dall’effetto, perchè l’allievo venne con tal prosperità, che giunto il tempo della vendita ebbe l’istesso credito degli altri, e però nel mese d’ottobre fu venduta alla Fiera dell’Impruneta, assieme con la balia che l’allattava.

Tutti sopraddetti casi assieme con molti altri che ho stimato bene di tralasciare per brevità, sono registrati in un libro a parte dal computista della razza di Toscana della Maestà Sua Imperiale, intitolato annotazioni delle cose, ed accidenti particolari, che seguiranno nella Razza. ec.

Altro caso finalmente non meno sorprendente venne a mia notizia per relazione fattami da persona degna di fede; ed è che ad un contadino d’un affittuario aveva avuto da una sua Cavalla in occasione d’aver fatto un parto doppio due lattonzoli di diversa specie, cioè un Mulo, ed un Cavallo nell’istesso tempo; ma non ostante, che lo avessi tutta la sicurezza, che il relatore non fosse capace di dire una cosa per un’altra, tanto più che asseriva d’averlo visto con i propri occhi, ebbi la curiosità e premura d’essere informato anche delle circostanze, e dell’origine; e però spedii subito a chiamare il sopraddetto contadino per avere da lui una più esatta e circostanziata informazione: e perchè questi non era in casa quando v’arrivò il mio mandato, nel domandare che fece questi alla sua gente, s’era vero, che li fosse successo il caso sopraddetto non solo li fu affermato da tutti, ma li fu insegnato anche quello che aveva fatta coprire la Cavalla, quale mi fu di più condotto, in vece del contadino; interrogato questo da me di come mai li potesse esser ciò successo, mi rispose con somma pace, che non mi facesse specie, perchè era cosa che succedeva, e che a lui tre volte era accaduto, che le Cavalle da lui fatte coprire avessero figliato a doppio, con i lattonzoli di specie diversa, e la ragione era, che alle Cavalle di quei contadini, ai quali non premeva aver Cavallo, o Mulo, le dava il Cavallo, e l’Asino nell’istesso tempo, uno dopo l’altro, per ispicciarsi più presto, e per poter da’ suoi stalloni tirar più profitto, essendo questo il suo mestiere, e da ciò accidentalmente sono successi i casi sopraddetti senz’altra opera sua.

FINE.