Biografie dei consiglieri comunali di Roma/Giuseppe Troiani

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Giuseppe Troiani

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Luigi Simonetti Giovanni Venanzi

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TROIANI CAV. GIUSEPPE


Assessore Municipale





PP
eriodo solenne della patria storia è l’ultima lotta combattuta fra gli

Angioini e la casa Sveva, che finì poi con il dramma sulla piazza del Mercato in Napoli ove sovra il patibolo lasciò la vita Corradino. - Un Troiani, raccontano le cronache di famiglia, fu capitano alla battaglia di Tagliacozzo; come abbia seguite le sorti della casa sventurata, se sulla piazza del Mercato sia stato fra coloro che raccolsero il guanto gittate dall’illustre giovane, se poscia siasi adoperato per vendicarlo, tutto ciò ignoriamo, le cronache sono mute. Narrasi bensì che il capitano Troiani siasi ridotto a vivere nascosto in Petrella, villaggio della valle di Nerfa, e di qua pare che per magnanimo ordine, del paese conservando i beni, abbia continuato la famiglia, fin che intorno al 1800 prese stanza in Roma.

Giuseppe Troiani, attuale Assessore nel Municipio di Roma, smesse le idee che potevano aver indotti gli antenati a combattere in favore della casa Sveva, mutate col tempo massime e principi, mostrossi proclive al guelfismo, e sia che entrasse nella sua intima fede la supremazia della S. Sede, sia a questa fosse riconoscente per benefizi goduti dalla famiglia nello soggiornare in Roma, certo è che fino al 1869 Giuseppe Troiani appartenne a quelli che dal trono del Pontefice attendevano la quiete e la prosperità sociale. - E posciachè la reale casa di Napoli appresso alle vicende politiche che la posero in esilio, aveva stabilita sua sede in Roma, sperando che di quà potesse aprirsi la via alla restaurazione, così il Troiani che con rispetto di cattolico venerava la potestà del Pontefice, con l’affetto che si gode tributare ai [p. 248 modifica]grandi sventurati onorava pure la casa dei reali di Napoli, specialmente per essere stato guardia nobile del re Ferdinando II.

Le credenze politiche e religiose, quantunque regolate dalla più dilicata prudenza, non impedirono però che Giuseppe Troiani attendesse a tutte quelle opere che ogni cittadino, quando abbia un animo al bene inclinato, può fare nel miglioramento anzi della società, chè gran parte dell’ordine e della pubblica tranquillità riposa appunto sul migliore ordinamento economico delle singolo classi. Una delle ottime istituzioni del nostro secolo parve al Troiani che quella fosse degli Asili d’infanzia, e perchè provvedevano ad un bisogno gravissimo nelle famiglie povere che strette dal bisogno del lavoro non potevano attendere alle prime cure dei loro figli, e perchè venivasi così preparando al bene i genitori con la riconoscenza, i figli con la prima educazione. Nel 1866 il Troiani davasi quindi con molto impegno a questa istituzione, e fu segretario di direzione della Società, che anzi assicurasi a lui doversi che gli Asili d’infanzia si siano retti in Roma, dove non trovavano nel governo il favore che si sarebbe voluto.

E dallo impiegarsi e dedicarsi con zelo instancabile, parve attingesse forza per superare altri ostacoli che gli si elevavano dinnanzi alla idea di una sempre proficua istituzione. - Era generale lamento che nello Stato pontificio la scienza economica poco procedesse; che nella pratica poi i cittadini si partissero in due categorie, traendosi in ciascheduna la vita dell’oggi, senza riguardo a ciò che avveniva al di là della barriera doganale, od un riflesso all’avvenire. - Questo stato potevasi in parte attribuire al buon vivere che dispensava i cittadini dallo lambicarsi il cervello per la dimane; le famiglie principesche tuttoché lasciassero il più di loro terre in maggese possedevano tanto da ecclissare per ricchezza e splendore qualunque corte europea; il medio ceto viveva agiatamente o dell’arte o del commercio che portavano con la venuta d’innumerevoli forastieri grossissimi guadagni, o se servi della gleba passavano contenti nella dipendenza di umani e poco esigenti padroni gli anni, che adesso non bastano con fortissimi stenti a provvedere del necessario. - Ciò nulla meno il Troiani pensò ancora alla agricoltura unendosi al conte Guido di Carpegna per istudiare e provvedere i mezzi di un serio miglioramento. - L’inazione in mezzo ai più grandi rivolgimenti politici; quella vita fredda e pressoché muta mentre tanta parte eletta di cittadini passava audace dalle congreghe di cospirazione alle venture delle battaglie; quel passato ricordo senza emozioni sulla reale casa di Napoli per la quale ogni dì più si andavano ingigantendo le probabilità di un perpetuo esilio, l’indebolimento quotidiano della Santa Sede stretta in ogni parte dalla rivoluzione; tutto ciò induceva forse il Troiani a procurarsi anche fuori della politica, anche lontano dal turbinio delle idee che mutarono faccia all’Italia, una occupazione di mente e di cuore che lo persuadesse trovarsi fra i viventi. - Vagheggiò quindi un vasto miglioramento agricolo, per ciò con il Carpegna adoperossi alla istituzione di [p. 249 modifica]una Società chiamata d’incoraggiamento per l’agricoltura, Società che venne poscia sotto il nuovo ordine di cose a trasformarsi in Comizio agrario.

Appresso al 20 Settembre 1870 venne portato nella Giunta provvisoria comunale ove rimase fino alla venuta del generale Lamarmora. - Nel quale tempo essendosi il Troiani meritata la pubblica estimazione siccome uomo che s’era posto con larghe vedute nel nobile intendimento di migliorare il più che fosse possibile il vivere materiale e morale di moltissimi cittadini, così a niuno parve convenienza o giustizia il domandarsi come potesse il Troiani dar fede di libero cittadino ad un governo con il quale per lo innanzi non si era addimostrato entusiasta, perchè, dicevasi, non consentaneo alle proprie opinioni, ma si attese, chè come la causa dei Borboni e del Papa era stata schiacciata dalla rivoluzione, ed a questa per quanto la mente e le forze gli concedessero, si era il Troiani consecrato, così volevasi vederlo all’opera.

Che se ogni uomo avesse una stella per guidarlo nella vita, sarebbe ben singolare capriccio di quella che parve dilettarsi e portar sempre il Troiani nelle cariche di segretario. - Eccolo difatti nel 1871 segretario capo della Commissione de’ sussidi, ove non è a dirsi quanto abbia dovuto sostenere di noia e di fatiche nel penoso incarico, fino a che sciolta la Commissione governativa de’ sussidi, venne nominato deputato nella Congregazione di Carità, del quale istituto è vera carità tacere dopo le vicende del 1870. Che v’abbia fatto in essa il Troiani, non s’ignora: ma il buon volere e la operosità spesso non valgono, dal che avvenne poco aver potuto fare, e poichè avrà usato alquanto di pietà verso i poveri, e forse per alcuni si sarà adoperato; certo è che il Consiglio Comunale quando inteso le dimissioni dei singoli membri della Congregazione di Carità, rielesse il Troiani, il quale se non accettò lo fu per solidarietà con gli altri. - Nel Luglio poi 1871 dalle urne amministrative uscì come Consigliere Comunale il nome di Troiani, e nel dì 14 Ottobre, fu dal Consiglio portato alla sedia curule con l’incarico di assumere l’ufficio di Polizia Municipale, ufficio di che per lo innanzi non eravi conoscenza. - Il Troiani addimostrossi uomo di larghe vedute e di tenace volontà, poichè ebbe a lottare con di moltissimi ostacoli fattigli insorgere dalla novità delle cose e dalla singolarità delle istituzioni; pure riesci ad ordinare un lodevole servizio con dieci Sezioni, delle quali cinque per le Regioni esterne. - Fu desso che potè ordinare il corpo delle Guardie di città, elevandolo in breve tempo alla pubblica e generale soddisfazione per la moltiplicità dei servigi con gran bene dei cittadini da questo recati, superando le avversioni che naturali sorgevano da’ pregiudizi popolari, da abitudini contrariate; perchè se arduo è per tutti il portare innovazioni specialmente colà dove più l’autorità si respinge più mancando la educazione, difficilissimo riesce poi l’introdurre e sostenere tali innovazioni, quando molti richiedenti d’impiego non potendo venire appagati si convertono in avversari, ed i riottosi ad ogni freno imbizziscono a qualunque parola di legge, [p. 250 modifica]e dove il dileggio, dove la indisciplina da molti si oppongono a danno della legge.

Savissimo provvedimento del Troiani fu un’altra istituzione, non nuova, ma in Roma difficoltata dalle circostanze, quella cioè della guardia a cavallo per meglio tutelare le persone e le proprietà fuori delle mura - Lucifero della città redenta, accrebbe l’interna illuminazione con 2350 fanali: interessandosi per quanto può riguardare il pubblico decoro, attese con cura speciale alla nettezza, sì che può dirsi senza cortigianeria che per retti intendimenti ed operosità, fu il Troiani insino ad ora uno di coloro che meglio in Campidoglio tennero il posto a cui vennero portati dalla pubblica fiducia.

Chiunque però in alto sale, sia per giuoco di fortuna o per diritto di merito, e raro che non trovi di coloro che vivono per intralciare i passi altrui, e dove ciò non possono si disfogano in censurare ciò che spesso non veggono, ed in consigliare ciò che non comprendono. — Quando al Municipio parve si volessero ripetere i tempi del romano impero, tutti aspirando alla suprema dignità di ff. di Sindaco, anche al Troiani toccò di salire il monto con la sua croce di FF. sulle spalle, ma poco oltre al mese ne fece irrevocabile rinunzia, meglio amando attendere agli uffizi in prima affidatigli, dai quali vedeva dei vantaggi, anziché tenersi in posto, dove la censura mette più acuti e velenosi i denti. - Il Troiani è colonnello della Guardia Nazionale, e quantunque si avvegga di comandare un corpo di semplici comparse, non avendo nè rogolare armamento, nè attribuzioni se quella si tolga delle solenni parate, e di far la guardia ai palazzi reali, pure tione caro l’onore, sperando forse di aver un giorno dei veri soldati in quei cittadini.

Se potrà per altro il Troiani riescire a meglio riordinare la illuminazione, moltiplicando le fiamme; a render forte il servizio delle guardie a cavallo e tale da essere veramente vantaggioso nella tutela dello persone e della proprietà quando arriderà il giorno nel quale Roma si vedrà cangiato in campagna ubertosa il deserto che ora la circonda; a stabilire una nettezza che nulla lasci ad invidiare alle altre città d’Italia; se questo potrà il Troiani raggiungere, sarà certo di aver molto fatto, e di aversi creato un giusto titolo alla universale benemerenza. - Il Troiani non potrà portare in Campidoglio un lume di altissima intelligenza, potrà però molto e bene fare per cuore retto e per costanza di operosità.




Roma 1873. Tip. Cuggiani, Santini e C.